Home Nazionale Scelta civica: big contro Congresso, farlo adesso sarebbe errore

Scelta civica: big contro Congresso, farlo adesso sarebbe errore

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Roma, 8 gen. (AdnKronos) – Undici big di Scelta civica, dai senatori Pietro Ichino e Linda Lanzillotta al ministro della Pubblica istruzione Stefania Giannini, scendono in campo contro il Congresso previsto il 31 gennaio, che dovrebbe sancire un processo ‘rifondativo’. Aprire una fase congressuale per un passaggio politico così delicato sarebbe un ”errore”, anche per i ”nostri già fragili equilibri interni”, perchè ”sancirebbe non solo la nostra ennesima spaccatura, ma la definitiva irrilevanza di una forza politica che, nonostante tutto, ha ancora una forte e qualificata rappresentanza in Parlamento e al governo”, denunciano i parlamentari in una lettera inviata ai membri del Comitato di gestione del partito e dell’Assemblea nazionale.
”Cari amici -scrivono nella missiva in possesso dell’Adnronos- dopo aver già manifestato molte volte, nelle assemblee dei mesi scorsi, le nostre forti perplessità rispetto ad un processo rifondativo del partito che passasse attraverso un percorso congressuale, desideriamo non solo ribadire tali perplessità ma evidenziare come, alla luce dei mutamenti del quadro politico e delle dinamiche interne a Scelta Civica, tale percorso si stia sempre più rivelando un errore profondo dalle conseguenze estremamente negative. Un errore innanzitutto politico”.
La lettera porta la firma dei senatori Pietro Ichino Alessandro Maran, Linda Lanzillotta, del ministro Giannini, del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, del sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, del viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, dei deputati Alberto Bombassei, Luciano Cimmino, Gianfranco Librandi e Irene Tinagli. (segue)
(Adnkronos) – ”Di fronte all’evoluzione di tutta l’area liberal-popolare conseguente agli esiti del voto di maggio -sottolineano gli undici esponenti di Sc- avremmo dovuto concentrarci in primo luogo su di un consolidamento dei gruppi parlamentari che arginasse forze centrifughe e al tempo stesso cercasse di aggregare parlamentari di altre forze politiche molto indebolite dal voto”. Un processo che ”ci avrebbe dato peso politico maggiore all’interno della maggioranza, che avrebbe rafforzato la nostra azione parlamentare e di governo e che avrebbe forse potuto porre le basi per un progetto politico successivo”.
”Alcuni di noi -spiegano- avevano già avviato proficui dialoghi in tal senso, ma l’avvio del percorso congressuale ha congelato tutto, mentre gli altri gruppi hanno proseguito la loro opera di aggregazione e consolidamento che proprio in questi giorni è stata portata a compimento. Sarebbe difficile per Sc riprendersi dopo due mesi di tempo perso, di scontri e divisioni interne, e riuscire ad avere anche una minima influenza sulle partite importanti che si terranno nei prossimi mesi, a cominciare dalla riforma elettorale e da quella Costituzionale che proprio tra dicembre e febbraio vivranno una fase delicatissima”.
”Lo riteniamo inoltre un errore per i nostri già fragili equilibri interni. Un movimento politico che ha subito nell’arco di pochi mesi scissioni, abbandoni e contrapposizioni avrebbe dovuto cercare a tutti i costi di ritrovare armonia attraverso un percorso unitario di identificazione di una nuova dirigenza, privilegiando l’unità e l’interesse del gruppo alle ambizioni dei singoli o al desiderio di alcuni di andare alla conta.