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Scuola: domani sindacati in piazza contro riforma

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Roma, 17 apr. (Labitalia) – Domani a Roma manifestazione delle rappresentanti sindacali unitarie della scuola (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda) contro il disegno di legge del governo. Il programma della giornata prevede il concentramento dei partecipanti a piazza SS. Apostoli per le ore 10:30, quando prenderanno il via gli interventi dal palco.
Le persone che verranno a Roma sabato 18 aprile, per dire no al progetto di scuola delineato nel disegno di legge all’esame delle Camere e chiederne profonde modifiche, sono quelle che un mese fa lavoratrici e lavoratori, insegnanti e personale Ata, hanno eletto a stragrande maggioranza come loro rappresentanti nelle rsu.
Le liste presentate dai sindacati promotori della manifestazione hanno ottenuto, insieme, più del 90% dei consensi espressi. Poiché hanno votato 810.000 persone (oltre l’80% della categoria) si può dire senza tema di smentita che in piazza ci sarà “la vera scuola”, quella di chi ogni giorno ne vive in diretta le difficoltà, i disagi e i problemi, mettendo in campo per risolverli le risorse della sua competenza e della sua passione.
Saranno proprio i rappresentanti delle rsu i protagonisti della giornata, alternandosi sul palco con i segretari generali dei sindacati per ribadire con forza le richieste su cui da settimane il mondo della scuola è mobilitato: no a modelli di gestione autoritaria che stravolgono i principi di un’autonomia fondata sulla collegialità, la cooperazione e la condivisione; subito un piano di assunzioni che assicuri la stabilità del lavoro per tutto il personale docente e Ata impiegato da anni precariamente.
Per avere: organici adeguati al fabbisogno, per un’offerta formativa efficace e di qualità; rinnovo del contratto scaduto da sette anni per una giusta valorizzazione del lavoro nella scuola; no a incursioni per legge su materie soggette a disciplina contrattuale, come le retribuzioni e la mobilità del personale; avvio di una strategia di forte investimento su istruzione e formazione, recuperando il gap che separa l’Italia dagli altri paesi europei.