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Terziario, in casentino mancano all’appello almeno 50 imprese

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Terziario, in casentino mancano all’appello almeno 50 imprese
Adelmo Baracchi

L’anno si è chiuso nel complesso con una perdita contenuta per la rete imprenditoriale della vallata, a quota 3.485: -8 aziende a saldo fra le 159 che hanno chiuso e le 151 nuove nate. A soffrire di più il comparto del commercio e dei pubblici esercizi, che hanno perso rispettivamente 34 e 6 imprese nel confronto con il 2013. Saldo negativo anche per le imprese di costruzioni (-8 imprese), per il manifatturiero (-5) e per ‘agricoltura (-4). Ma il 2015 si apre all’insegna di un timido ottimismo. “Nei primi 40 giorni sono nate 10 nuove imprese nel settore dei pubblici esercizi, che continua a mostrare grande vivacità”, dice il presidente della delegazione casentinese di Confcommercio Adelmo Baracchi. Ad aprire soprattutto giovani ‘under 40’ che subentrano alla vecchia gestione. “Il rilancio dei centri storici e della vallata attraverso il turismo ora deve essere la priorità per i nostri amministratori e la classe politica”.

Sono almeno cinquanta, in Casentino, le imprese del terziario che mancano all’appello. Lo rivela un’indagine della Confcommercio elaborata sui dati della Camera di Commercio di Arezzo relativi al 31.12.2014. “Dopo aver falcidiato negli anni passati il settore della produzione, portando alla chiusura di fabbriche e laboratori artigianali che garantivano buona occupazione, ora la crisi si fa sentire forte soprattutto su commercio e turismo, che non a caso nel 2014 hanno subito le perdite più significative”, commenta il presidente della delegazione casentinese di Confcommercio Adelmo Baracchi.

 Se, infatti, nel complesso di tutti i settori economici l’anno dell’imprenditoria casentinese si era chiuso con una perdita piuttosto contenuta (-8 aziende rispetto al 2013, saldo fra le 159 cessate e le 151 nuove iscritte, per un totale di 3.485 imprese esistenti al 31.12.2014), è stato il terziario ad incassare le perdite più pesanti.

 

“Il commercio, che con 728 imprese resta comunque il settore più importante in Casentino, ha perso ben 34 unità, a saldo fra le 47 cessate e le 13 nuove iscritte. I servizi di alloggio e ristorazione (261 imprese in totale) ne hanno perse 6, a saldo fra le 15 cessate e le 9 iscritte”, spiega Baracchi.

Il saldo fra 2013 e 2014 è negativo anche per le imprese di costruzioni (-8), per il manifatturiero (-5) e per l‘agricoltura (-4), ”ma sono comparti che hanno già pagato un pesante tributo alla crisi già dall’inizio del Duemila”, ribadisce Baracchi, “adesso è il terziario ad essere sotto attacco. Stretta dei consumi, aumento delle tasse e dei costi fissi di gestione rendono la vita sempre più difficile ai negozi, in particolare a quelli dei centri minori. In molti casi a chiudere sono persone arrivate ormai all’età pensionabile, che preferiscono mollare tutto piuttosto che vedere andare in fumo i guadagni di una vita. Ma se la loro è una scelta di vita condivisibile, resta il fatto che tante località della nostra vallata rischiano di perdere gli unici servizi che garantiscono la vivibilità. Non è solo una questione economica, ma sociale, che va affrontata in maniera sistematica”.

Per fortuna il 2015 si apre all’insegna di un timido ottimismo. “Fra gennaio e la prima settimana di febbraio abbiamo censito circa dieci aperture di attività, tutte nel settore dei pubblici esercizi, che si conferma ancora una volta quello più dinamico. Si tratta di bar e ristoranti che nella maggior parte dei casi sono stati rilevati da giovani con meno di 40 anni di età. Dobbiamo vigilare a sostegno di queste nuove imprese, perché diventino forti e superino i primi due anni, i più critici, nei quali a livello nazionale si ha il più alto tasso di mortalità”. Ma il segnale è comunque positivo per Confcommercio: “finché ci saranno imprenditori disposti ad investire in Casentino, la nostra terra avrà speranza. Ma il rilancio dei centri storici e della vallata attraverso il turismo ora deve essere la priorità per amministratori e classe politica”.