Roma, 26 dic. (AdnKronos) – Se le mosse delle banche centrali fossero (come in un certo senso sono) lo specchio dello stato d’animo delle rispettive economie, vorrebbe dire che il mood su una sponda e l’altra dell’Atlantico in questo 2016 è stato piuttosto divergente.
Negli Stati Uniti, complice la prudenza legata alla lunga campagna elettorale, la Federal Reserve, dopo il rialzo di 25 punti nel dicembre 2015 (il primo dal 2006), ha avuto un approccio più ‘dovish’ del previsto. Solo a elezioni finite, la banca centrale Usa, infatti, si è concessa lo scorso 14 dicembre un unico ritocco (anche qui un rialzo di 25 punti che porta il tasso federale nel range fra 0,50 e 0,75%) ampiamente previsto dai mercati.
In realtà la Fed nelle sue previsioni ha anche indicato la possibilità di altri tre rialzi nel prossimo anno, ma pochi sembrano crederci davvero. Molto dipenderà dalle scelte del prossimo inquilino della Casa Bianca e da come funzionerà la convivenza fra Donald Trump e Janet Yellen, che però a già indicato di voler restare fino a fine mandato. (segue)