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Pediatria: esperto, bulli già alle elementari ma genitori spesso sottovalutano

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Roma, 16 mar. (AdnKronos Salute) – Il bullismo comincia già alle elementari. Un fenomeno ‘sommerso’ perché difficile da quantificare e spesso sottovalutato. E servirebbe un osservatorio per misurare il peso del problema. Mancano infatti dati e studi su questa fascia d’età ed è diffuso un atteggiamento di negazione da parte dei genitori dei bambini più aggressivi, che tendono a minimizzare e giustificare i comportamenti sbagliati dei loro figli, spiega Pietro Ferrara, pediatra dell’università Cattolica di Roma, referente nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) per abusi e trattamenti.
Secondo l’asperto, un osservatorio già alle elementari permetterebbe di valutare “quanto è radicato il fenomeno e anche di realizzare interventi mirati, per esempio campagne di informazione, utili anche come prevenzione”.
“Uno studio che abbiamo realizzato in alcune scuole elementari di Roma – spiega l’esperto all’Adnkronos Salute- ha dimostrato che il problema esiste. E anche che è scarsamente percepito dei genitori. Parlarne però è già parte della soluzione: la parola chiave contro questo fenomeno, infatti, è ‘dialogo’. La letteratura scientifica dimostra che le famiglie dei bulli e quelli delle vittime sono simili. Si tratta, generalmente, di nuclei in cui c’è scarso controllo da parte degli adulti, poca presenza dei genitori, mancanza di dialogo”. Per questo il primo aiuto che si può fornire è quello di dare valore alle parola e all’ascolto.
“I genitori poi – aggiunge Ferrara – dovrebbero evitare di giustificare troppo i figli per atti che non dovrebbero essere fatti. Anche le più piccole azioni di bullismo nei bambini vanno condannate. Così come l’aggressività gratuita in qualsiasi contesto. Invece, capita di vedere gli stessi genitori che, alle partite di calcio dei loro figli, li incitano a essere aggressivi e a ‘far male’, senza mediazioni. E’ un atteggiamento che dall’ambiente sportivo può passare alla classe e abitua alla violenza”, afferma l’esperto sottolineando che, in generale, c’è un abbassamento di attenzione rispetto alle ‘suggestioni violente’ per i più piccoli.
“I bambini si avvicinano sempre più presto – conclude – alle tecnologie. Hanno accesso a videogiochi, tv, pc. E la soglia di attenzione dei genitori per proteggerli da immagini violente è molto calata. Tutto questo fa sì che i bambini possano considerare quasi normale determinati atteggiamenti o sentirsi autorizzati a riprodurli”.