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Rapporto Res, La corruzione politica è peggio di Tangentopoli

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Palermo, 16 dic. (AdnKronos) – La corruzione politica in Italia è peggio di Tangentopoli. E’ quanto emerge dall’indagine della Fondazione Res presentata a Palermo, alla presenza del Presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo. La corruzione politica, in particolare, è in netta crescita in Italia “dopo un periodo di lieve calo nel decennio successivo a Tangentopoli”. Erano 400 in totale i reati contestati ai politici tra il 1980 e il 1994, valore poi sceso a 317 tra il 1995 e il 2004, mentre tra il 2005 e il 2015 si è assistito a un’impennata che ha portato i reati totali commessi da politici a 517, “ben al di sopra del livello pre Tangentopoli”. La regione col maggior numero in assoluto di reati legati alla corruzione politica è la Campania, seguita dalla Lombardia e poi dalla Sicilia. Le regioni più “virtuose” sono la Valle d’Aosta e l’Umbria.
Secondo quanto emerge dallo studio la corruzione politica “continua a inquinare le istituzioni italiane”. Tangentopoli sembrava, come si legge nella relazione della Fondazione Res, “essere il giro di boa verso un ridimensionamento del fenomeno e, invece, questo è cresciuto, pur “cambiando pelle”: se prima i vantaggi della corruzione erano diretti prevalentemente verso i partiti (in particolare con il finanziamento illecito), adesso appaiono più frequenti i casi di vantaggi personali che si manifestano anche con la costruzione di reti associative più “private”. Un fenomeno molto presente nel Mezzogiorno, specie in regioni come la Campania, la Sicilia e la Calabria, ma anche in altre aree territoriali, come la Lombardia.
Il Rapporto Res su ‘La corruzione politica al Nord e al Sud – I cambiamenti da Tangentopoli a oggi”, è stato realizzato dalla Fondazione RES, a cura di Rocco Sciarrone. “Un’indagine innovativa sulla corruzione politica, che è considerata uno dei principali ostacoli alla crescita economica e civile del Paese”. Il fenomeno “è ancor più preoccupante nel Mezzogiorno dove si combina con l’influenza della criminalità organizzata. Mancano tuttavia dati solidi per inquadrare la diffusione del fenomeno, il suo andamento nel tempo, il radicamento nelle diverse aree del Paese, le modalità prevalenti che assume”.