Home Nazionale Tumori: mammografia compie 50 anni, primo modello in Francia nel 1966

Tumori: mammografia compie 50 anni, primo modello in Francia nel 1966

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Roma, 17 mar. (AdnKronos Salute) – Un tubo cristallografico a raggi infrarossi, montato su una fotocamera a treppiede. Era il 1965, e l’anno successivo quel marchingegno si sarebbe evoluto nel dispositivo Senographe, ovvero il primo mammografo della storia. Sono passati 50 anni esatti da quando la Compagnie Générale de Radiologie (Cgr) di Parigi ha realizzato l’apparecchiatura diagnostica divenuta una pietra miliare della medicina, poi ulteriormente sviluppata innovazione dopo innovazione: GE Healthcare, divisione medicale di General Electric, acquisirà Cgr nel 1987, e i sistemi per mammografia prodotti dopo Senographe “rappresentano ancora oggi lo standard per lo screening del tumore al seno”, ricorda l’azienda.
Proprio il futuro della salute del seno è stato uno dei temi del Congresso europeo di radiologia (Ecr) 2016. Ai primi di marzo a Vienna ha presentato le ultime novità per una tecnologia in prima linea nella lotta contro una patologia che oggi si stima possa colpire una donna su otto nel corso della vita, nonostante i tassi di sopravvivenza siano i più alti di sempre e in ulteriore crescita. La mammografia è infatti l’esame del tessuto del seno che utilizza i raggi X per aiutare a rilevare lesioni o calcificazioni che possono indicare la presenza di un cancro alla mammella, consentendo ai medici di identificare le aree problematiche il prima possibile e di definire un piano di terapia.
Nel 1965 fu il radiologo francese Charles Gros a chiedere alla parigina Cgr di trovare un modo per sviluppare un dispositivo dedicato per l’imaging del seno a raggi X, che avrebbe potuto fornire immagini migliori di quelle ottenute con attrezzature convenzionali. “Il primo sistema per la mammografia venne prodotto verso la fine del 1965: era solo un tubo cristallografico a raggi infrarossi, montato su una fotocamera a treppiede. Nel 1966 è diventato l’originale Senographe, il primo mammografo dedicato al seno”, ha spiegato Remy Klausz, ingegnere capo presso la divisione Detection and Guidance solutions di GE Healthcare.
Nei 50 anni successivi, a guidare i miglioramenti tecnologici e di design nella mammografia sono state le nuove scoperte sull’esposizione ai raggi X, sulle tecniche di compressione e sui dettagli del tessuto del seno, come la densità, ma anche il desiderio di migliorare l’esperienza delle pazienti sottoposte all’esame. Aurelie Boudier, direttore creativo globale di Brand and Design Language al Global Design Center di GE Healthcare di Buc, vicino a Parigi, e suoi predecessori hanno ricoperto un ruolo da protagonisti in molti di questi sviluppi. Da Senographe alla tomosintesi, dal 1970 il Global Design Center ha lavorato a stretto contatto con i team di progettazione per sviluppare alcune delle soluzioni più innovative per le donne di tutto il mondo, dando un importante contributo alla storia della mammografia.
La tecnologia alla base della mammografia si è evoluta in parallelo con le esigenze delle donne sottoposte agli screening. In principio l’attenzione si era concentrata sulla necessità di rendere le donne consapevoli del rischio di cancro, e di sensibilizzarle sui benefici dello screening di routine. Ora che gli scienziati sanno di più sul cancro al seno e le donne sanno di più sulla mammografia, c’è una crescente attenzione sul tema dell’emancipazione delle donne. “Negli ultimi dieci anni, abbiamo davvero assistito a un cambiamento nel comportamento delle pazienti”, ha constatato Boudier. “Partecipano di più e vogliono gestire attivamente la propria salute. Se una donna ha un’esperienza positiva, se i suoi timori sono presi in considerazione e se la procedura dell’esame è resa più piacevole possibile, potrà diffondere un messaggio favorevole tra le sue conoscenti, e soprattutto si sottoporrà nuovamente a uno screening quando e se necessario”.
Il futuro, secondo gli esperti, sarà nel segno delle innovazioni digitali: “Le donne vorranno partecipare sempre di più e avere un maggiore controllo sulla propria salute”, ha concluso Boudier. “Ogni dispositivo digitale che consenta a una donna di prepararsi per l’esame o di rilassarsi durante quest’ultimo, sarà di grande aiuto e giocherà un ruolo centrale nella relazione tra paziente e radiologo. In questo modo si potrebbe davvero generare un ambiente in cui la paziente possa sviluppare un’attitudine più positiva verso la gestione della propria salute”.