Home Nazionale Elezioni: Mattarella pronto a scioglimento, le tappe verso le urne (4)

Elezioni: Mattarella pronto a scioglimento, le tappe verso le urne (4)

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(AdnKronos) – Più traumatica la conclusione della precedente legislatura, quando il presidente del Consiglio, Mario Monti, si presentò dimissionario l’8 dicembre del 2012. Dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accettò di rimanere in carica fino all’approvazione della legge di bilancio, per poi rinnovare le sue dimissioni irrevocabili il 21 dicembre. Il Capo dello Stato ne prese atto e invitò il premier a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Il giorno dopo, al termine di un rapido giro di consultazioni, Napolitano, sentiti i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, firmò il decreto di scioglimento del Parlamento. Contestualmente, vidimò anche il provvedimento, presentatogli, dopo il Consiglio dei ministri, da Monti, accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, che fissava le elezioni per 24 e il 25 febbraio 2013 e la data della prima riunione delle nuove Camere per il 15 marzo. Anche in questo caso la legislatura aveva comunque sostanzialmente terminato il suo corso naturale, fissato il 28 aprile 2013.
Da notare infine quanto avvenne nel 1994. Dopo l’approvazione della nuova legge elettorale maggioritaria, il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, ritenne necessario procedere al rinnovo del Parlamento. Il 13 gennaio il presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi, presentò le sue dimissioni e tre giorni dopo il Capo dello Stato, sentiti i presidenti del Senato, Giovanni Spadolini, e della Camera, Giorgio Napolitano, sciolse le Camere e firmò il decreto che fissava le elezioni il 27 e 28 marzo, con la data di riunione del nuovo Parlamento per il 15 aprile. La particolarità è che Scalfaro, pur in presenza di uno scioglimento anticipato non di natura tecnica (la legislatura non aveva compiuto neanche due anni) respinse le dimissioni del presidente del Consiglio, che quindi rimase in carica non solo per gli affari correnti.