Home Nazionale Pfas: in Veneto tra qualche giorno acque potabili con presenze minime (3)

Pfas: in Veneto tra qualche giorno acque potabili con presenze minime (3)

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(AdnKronos) – (Adnkronos) – L’assessore all’ambiente si è soffermato anche sulla questione degli scarichi industriali, facendo rilevare che dovrebbero essere le norme nazionali a fissare i limiti massimi. Questi limiti per i Pfas non esistevano e sono stati introdotti dal ministero solo a fine 2015, su esplicita richiesta del Veneto, ma solo per cinque sostanze della famiglia dei Pfas. “Noi siamo andati più in là – ha detto – e il Veneto ha imposto agli scarichi industriali gli stessi limiti delle acque potabili”. Tuttavia per le sostanze che non sono normate a livello nazionale resta il problema dei ricorsi per eccesso di potere quando i limiti vengono stabiliti con atti amministrativi regionali. Senza una norma di legge nazionale chiara, c’è il rischio concreto di soccombere in sede di giudizio. Cosa che peraltro è già accaduta una volta.
L’assessore alla Sanità, da parte sua, ha fatto il punto sulle attività rivolte alla salute della popolazione che, ha tenuto a sottolineare, “sono iniziate sin dal 2013 e si sono via via affinate, per arrivare agli screening di primo e secondo livello per rilevare le concentrazioni nel sangue di queste sostanze e prevenire l’insorgenza e la cronicizzazione di malattie ipoteticamente correlate. Un impegno rilevante, sia per le strutture sanitarie coinvolte, sia per i costi, che finora ammontano ad almeno 5 milioni di euro e che lieviteranno per anni, dato che uno screening, per sua natura, non si esaurisce in poco tempo. Il tutto con un approccio rigorosamente scientifico a livello internazionale, perché su questa partita lavoriamo in stretta collaborazione sia con l’Istituto Superiore di Sanità italiano, che con L’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
“Tutte le prestazioni che la sanità veneta eroga – ha precisato – sono completamente gratuite per le persone coinvolte”. “Lo screening è rivolto in questo momento a 85.000 persone sulle 127.000 residenti nella zona rossa – ha detto l’Assessore. Siamo partiti con una fascia di popolazione molto ampia, tra i 14 e i 65 anni, ma stiamo valutando la possibilità di abbassare ulteriormente l’età minima andando a esaminare anche i bambini, e di alzare quella massima per valutare gli eventuali accumuli anche sui più anziani. Sul piano scientifico si valuta inoltre l’ipotesi di un ulteriore allargamento anche ai cittadini residenti nella cosiddetta zona arancione”.