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Sicilia: Corte conti, utilizzo fondi Ue solo effetto tampone su crisi

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Palermo, 30 giu. (AdnKronos) – “L’utilizzazione dei fondi strutturali in Sicilia non ha avuto quell’effetto propulsivo e moltiplicativo, tipico degli investimenti pubblici, ma soltanto un effetto sostitutivo e “tampone” rispetto alle conseguenze della crisi”. E’ il monito della Corte dei conti della Regione siciliana nella relazione sul rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2016. “Un’efficiente gestione dei fondi europei rappresenterebbe, in effetti, l’unica vera risorsa per colmare il grave gap esistente tra la Sicilia con le altre regioni italiane e con gli altri paesi europei che, malgrado la profusione di ingenti risorse, alla fine del quarto ciclo di programmazione comunitaria, non risulta colmato, dal momento che l’Isola si trova ancora all’ultimo posto delle regioni facenti parte dell’obiettivo convergenza – dice la Corte dei conti -Formazione professionale, infrastrutture, turismo, ricerca e innovazione, efficientamento energetico, sviluppo sostenibile e agricoltura sono gli ambiti attraverso i quali la spesa dei fondi strutturali europei potrebbe e dovrebbe creare una maggiore competitività del tessuto produttivo regionale e, così, favorire il consolidamento di una crescita economica che, invece, ancora stenta a decollare e superare il differenziale di sviluppo rispetto alle altre regioni italiane ed europee”.
I magistrati contabili ricordano come “con il 31 marzo 2017 il periodo di programmazione comunitaria 2007/2013 sia definitivamente concluso” “I dati finali si attestano sul 96,42 per cento di spesa certificata relativamente al Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), sul 100 per cento per il Fondo Sociale Europeo (FSE), sul 98,75 per cento per il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) che, però, si era già definitivamente chiuso al 31 dicembre 2015 e sul 83,57 per cento per quanto riguarda il Fondo Europeo per la Pesca (FEP)”. E ancora: “Il conseguimento di tale risultato appariva molto incerto, atteso che, se alla data del 31 marzo 2017 tutte le opere, ancora in fase di completamento (con fondi nazionali o regionali), non fossero state rese funzionali e fruibili, tutto il contributo comunitario relativo avrebbe dovuto essere restituito all’Unione Europa”.