Roma, 28 ago. (AdnKronos) – Allo stato il tassello meno definito è quello di Campo progressista di Giuliano Pisapia. I suoi definiscono la situazione in Sicilia “molto complicata” e l’ex-sindaco di Milano, di rientro dalle ferie, dovrebbe prendersi ancora qualche giorno prima di pronunciarsi. Nella rottura che si è consumata nel centrosinistra per le regionali del 5 novembre, Campo progressista dovrà stabilire se schierarsi con Leoluca Orlando per Fabrizio Micari, sostenuto dal Pd di Matteo Renzi e da Ap di Angelino Alfano. Oppure con i ‘compagni di strada’ di Mdp che hanno rotto sul no all’alleanza con gli alfaniani e sosterranno con Sinistra Italiana la candidatura di Claudio Fava.
“Finirà che non ci sarà alcuna presa di posizione -è la previsione di un bersaniano- si dirà che è una questione regionale… comunque il nostro percorso con Pisapia va avanti”. Certo, le tensioni di questi giorni lasciano un clima non proprio idilliaco. Dalle parti di Pisapia ne sono ovviamente consapevoli ma, si sottolinea, “che senso ha rompere e andare da soli? Che facciamo, eleggiamo un consigliere regionale?”.
L’aspirazione di Pisapia era quella di replicare il modello Palermo con il civismo protagonista. Ma la candidatura di Micari sta evolvendo in modo diverso: i partiti a sostegno del rettore, per dire, potranno presentare i simboli, contrariamente a quanto avvenuto alle comunali di Palermo con Orlando. “E questo complica ulteriormente le cose”, dicono in Campo progressista.