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Ad oggi nel mondo ne sono stati eseguiti oltre 20

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Roma, 27 giu. (AdnKronos Salute) – Un complesso iter medico e chirurgico per consentire alla sorella gemella, nata senza utero a causa di una malformazione congenita, di esaudire il sogno di una vita: poter essere anche lei madre. Protagoniste una donna residente in Italia e la sorella che ha deciso di donarle il proprio utero. Un grande atto di amore concretizzatosi grazie anche al contributo di un team di medici internazionale composto da professionisti di fama mondiale. Il trapianto, infatti, è stata eseguito dall’equipe medica svedese di Mats Brännström, direttore della Clinica Stockholm Ivf (Gruppo Eugin) e pioniere della tecnica del trapianto di utero, presso la Clinica Universitaria Pediatrica di Belgrado nel mese di marzo 2017.
All’intervento hanno preso parte anche Milan Milenkovic, Mirorslav Djordjevic e Stefan Tullius, direttore della Divisione Trapianti del Brigham and Women’s Hospital presso la Harvard Medical School. E’ stato poi effettuato presso Stockholm Ivf un trattamento di procreazione assistita con un embrione crioconservato della coppia che ha dato origine alla gravidanza.
Per tutta la durata della gravidanza, che ha avuto un regolare decorso, la paziente è stata seguita da Luca Gianaroli, direttore scientifico del Sismer di Bologna, il centro di ricerca per la fecondazione assistita scelto direttamente da Brännström. Domani alle 15 si terrà una conferenza stampa di presentazione del caso, che viene annunciato come il primo al mondo, alla presenza dei medici che lo hanno seguito.
Il trapianto d’utero è stato introdotto con successo come opzione di trattamento per le donne con sterilità assoluta da fattore uterino, ricorda l’università di Bologna, dove domani l’esperto svedese terrà una lectio magistralis. Questa condizione, che comporta l’impossibilità assoluta per la coppia di procreare, colpisce circa il 3-5% della popolazione generale femminile mondiale. Le cause possono essere molteplici, tra cui: l’assenza completa dell’utero (o sindrome di Mayer-Rokitansky-Küster-Hauser), la presenza di una malformazione uterina congenita complessa, l’asportazione dell’utero per patologie ginecologiche o ostetriche oppure l’esistenza di una patologia uterina acquisita severa (ad esempio adesioni intrauterine obliteranti la cavità) che comporti il fallimento dell’impianto ovvero un difetto di placentazione.
Basandosi su un ampio background sperimentale su vari modelli animali, compresi i primati, il gruppo di Göteborg guidato da Brännström nel 2014 ha conseguito un importante e rivoluzionario passo in avanti in questo campo, portando alla nascita in Svezia del primo bambino nato a seguito di trapianto d’utero da donatore vivente. Questo evento non ha mostrato solo la fattibilità del trapianto d’utero, ma ha anche contribuito a definire e sviluppare nuove aree di ricerca clinica e di base nella letteratura medica. Da allora grazie al team svedese sono nati 8 bambini.
Secondo Mats Brännström i trapianti di utero verranno effettuati anche al di fuori della sfera di ricerca entro pochi anni. “In futuro – afferma sul sito della Sahlgrenska Academy – questo metodo diventerà ancora più efficace e sarà una realtà clinica. Non sappiamo se avverrà in Svezia. Dal punto di vista medico, è completamente realistico che ciò avvenga nel giro di 5 anni, ma ci sono molte altre decisioni su cui non abbiamo alcun controllo”.
L’esperto stima che nel mondo siano stati effettuati fino a oggi oltre 20 trapianti di utero. Il team scandinavo ha in programma un progetto di chirurgia robotica da applicare su 10 casi, 5 solo quest’anno.