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Alimenti: docente Harvard avverte, olio di cocco ‘veleno puro’

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Milano, 23 ago. (AdnKronos Salute) – Basta interrogare un motore di ricerca per far fioccare una lunga lista di siti di benessere che magnificano l’olio di cocco come la panacea di innumerevoli mali. Un rimedio che farebbe bene ai capelli e contrasterebbe dal torpore mentale all’obesità. Ma dal mondo della scienza arriva una voce fuori dal coro. “Veleno puro”, lo ha definito Karin Michels, epidemiologa dell’Harvard Th Chan School of Public Health, intervenuta in occasione di una recente conferenza sul tema degli errori nutrizionali all’università di Friburgo, dove l’esperta dirige l’Istituto per la prevenzione e l’epidemiologia dei tumori. Il suo discorso di 50 minuti è stato postato su Youtube e ha fatto il pieno di visualizzazioni, quasi un milione, rimbalzando anche sulla stampa internazionale.
La docente lancia un monito sulla sostanza definendola “una delle cose peggiori che si possano mangiare”, basando quest’affermazione sull’alta percentuale di grassi saturi presenti. Composti noti per aumentare i livelli di colesterolo cattivo Ldl e quindi il rischio cardiovascolare. Il discorso di Michels, riportato fra gli altri dal ‘The Gardian’ online, è critico sul movimento dei cosiddetti ‘superfood’ e si sofferma in particolare sulla moda dell’olio di cocco che, spiega, contiene per la precisione oltre l’80% di grassi saturi, più del doppio della quantità che si trova per esempio nel lardo.
A esprimere dubbi sulle proprietà dell’alimento era stata ancor prima l’American Heart Association che l’anno scorso aveva esaminato le evidenze al riguardo. Mentre tre quarti del pubblico statunitense considerava l’olio di cocco salutare, la revisione ha evidenziato che solo il 37% dei nutrizionisti era d’accordo. “Poiché l’olio di cocco aumenta il colesterolo Ldl e non si conoscono invece effetti positivi, ne sconsigliamo l’uso”, era la conclusione dell’analisi.
Altre organizzazioni hanno emesso avvisi simili. Per esempio la British Nutrition Foundation, ribadendo l’assenza di “prove scientifiche forti a sostegno dei benefici per la salute derivanti dal suo consumo”, si è espressa spiegando che “l’olio di cocco può essere incluso nella dieta, ma solo in piccole quantità dato che è ricco di grassi saturi e come parte di una dieta equilibrata”.
L’ascesa delle vendite di olio di cocco è iniziata nei primi anni 2000, ricorda il ‘Daily Mail’, sulla scia di due studi della Columbia University che hanno esaminato gli acidi grassi a catena media, un tipo di grasso presente nelle noci di cocco. Il risultato era stato che i partecipanti che avevano seguito la dieta a base di acidi grassi a catena media avevano bruciato grassi più rapidamente del gruppo di controllo.