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Calderone (Consulenti del lavoro): “Serve piano contro sommerso”

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Roma, 25 ott. (Labitalia) – Un piano per contrastare il sommerso nel mercato del lavoro, punendo con maggiore severità abusi e distorsioni. E utilizzando strumenti che già esistono per promuovere la legalità, come la certificazione dei contratti e l’AsseCo. E’ la richiesta che arriva da Marina Calderone, presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di ‘Leggi di Lavoro’, la rivista giuridica dei professionisti.
“Il sommerso ha assunto -sottolinea- dei risvolti preoccupanti nel nostro Paese, generando un grave impoverimento dei lavoratori e del tessuto economico italiano. Queste distorsioni del mercato del lavoro, purtroppo, sono molto frequenti”.
Per Calderone l’ultima distorsione nel mercato del lavoro “è quella che ha riguardato i voucher: considerati modello di lavoro flessibile, sono poi diventati oggetto di critiche da parte dei sostenitori di una rigida visione del rapporto di lavoro. Fenomeni come questi trovano soluzione se si è in grado di interpretare correttamente le esigenze del mercato del lavoro, regolamentandolo anche attraverso l’utilizzo di forme di lavoro più flessibili e di un piano che contrasti con maggiore severità abusi e distorsioni”.
Ma sono diversi, secondo i consulenti del lavoro, i fenomeni di ‘sommerso’ sui quali servono interventi: “L’intermediazione illecita, gli appalti irregolari e il caporalato possono essere definiti dei veri “reati sociali”, anche se il legislatore -spiega Calderone- ha depenalizzato le prime due fattispecie. Sociali sia per la diffusione endemica delle stesse, sia perché colpiscono tutti gli attori del rapporto di lavoro. Dai lavoratori, che pur di avere una retribuzione certa e puntuale si accontentano di percepire pochi euro l’ora da realtà spregiudicate, ai datori di lavoro appaltatori, che corrono il rischio di ricadere nel regime di solidarietà passiva in caso di somministrazione o appalto illeciti”.
“Per non parlare -aggiunge ancora Calderone- dell’Amministrazione pubblica, che si vede sottrarre ingenti somme attraverso l’evasione totale o parziale di imposte e contributi, con la conseguente destrutturazione del sistema economico. Di fronte a un apparato sanzionatorio inadeguato, è necessario fare prevenzione per evitare l’insorgenza di patologie”.
Ma qualcosa secondo Calderone si può fare per cambiare le cose. “Gli strumenti a disposizione -spiega- esistono e sono regole scritte. Mi riferisco alla certificazione dei contratti – funzione riconosciuta ai consulenti del Lavoro dal Jobs Act – e all’AsseCo, frutto del protocollo d’intesa sottoscritto fra il Consiglio nazionale dell’Ordine e il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”.
Secondo Calderone, infatti, “l’AsseCo consente la promozione e la diffusione della cultura della legalità. Attraverso questo strumento i consulenti del lavoro possono verificare la regolarità contributiva e retributiva delle imprese nella gestione dei rapporti di lavoro, prendendo a riferimento la normativa in materia di lavoro minorile, orario di lavoro, contratti collettivi, obblighi contributivi e pagamento della retribuzione. Una volta ottenuta l’asseverazione, le aziende vengono iscritte in un elenco pubblico e sottoposte a monitoraggi periodici da parte del Consulente asseveratore”.
“Le ispezioni, così, possono essere orientate -spiega Calderone- in via prioritaria verso le imprese non in possesso dell’AsseCo, razionalizzando di conseguenza le risorse pubbliche utilizzate per combattere il sommerso”.
E sulla possibilità paventata dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio di contrastare l’illegalità e lo sfruttamento del lavoro attraverso un’azione congiunta di Carabinieri, ispettori e centri per l’impiego Calderone spiega che “potrebbe essere una soluzione. Noi, intanto, abbiamo sollecitato il legislatore a ricondurre tutte le fattispecie citate nella materia penale. Durante l’ultimo Festival del lavoro, infatti, abbiamo proposto l’introduzione di una norma penale che punisca l’intermediazione illecita di manodopera, la somministrazione abusiva e l’appalto illecito ponendoli in un’unica fattispecie con il caporalato e riconducendoli sotto la voce dello sfruttamento del lavoro”.
“Una previsione normativa, peraltro, conforme -ricorda Calderone- alla risoluzione del Parlamento europeo del 14 settembre 2016 sul dumping sociale nell’Unione (2015/2255(INI)). Un altro passo in avanti, poi, si potrebbe fare introducendo l’AsseCo nell’ambito della normativa appalti per assicurare allo Stato, alle imprese e ai lavoratori la regolarità dei rapporti di lavoro”.
“Il mercato del lavoro, infatti, ha bisogno di buone regole, ma anche di garanzie di legalità e l’AsseCo -rimarca Calderone- è lo strumento che meglio riproduce questo spirito, perché dimostra che la categoria, con il ministero del Lavoro e l’Ispettorato, sostiene e promuove un tessuto imprenditoriale sano in cui le aziende puntano sul rispetto delle regole. Inoltre, istituzionalizzando il ruolo del consulente del lavoro nella verifica della regolarità, si consentirebbe agli organi pubblici di ‘sfruttare’ le sue competenze e la sua funzione di terzietà, innescando un circuito virtuoso di cooperazione pubblico-privato. Da ultimo, un’altra soluzione potrebbe essere quella di attuare la proposta, che abbiamo presentato al Governo, sull’introduzione del ‘Daspo’ per lo sfruttamento del lavoro nella filiera degli appalti”.