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Diamanti: Dpi, in Italia panic selling e paralisi del mercato

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Milano, 23 mag. (AdnKronos) – Il clamore mediatico sul caso della vendita di diamanti come beni di investimento ha provocato un ‘panic selling’, una corsa alla vendita dettata dal panico, e una “paralisi completa del mercato” in Italia. E’ quanto si sottolinea da Diamond Private Investment, che si difende dalle accuse di alcune trasmissioni televisive e di testate giornalistiche che si sono occupate della vicenda. La Dpi, assieme alla Intermarket Diamond Business e ad alcune banche, è rimasta coinvolta nello scandalo della vendita di diamanti ed è accusata di pratiche commerciali scorrette. Lo scorso 30 ottobre l’Antitrust ha comunicato di aver comminato multe per oltre 15 milioni di euro a imprese e banche coinvolte nella vendita di diamanti a fini di investimento, vicenda su cui anche la Procura di Milano indaga per truffa.
Al termine di due istruttorie l’Agcm ha ritenuto “gravemente ingannevoli e omissive” le modalità di offerta dei diamanti da investimento da parte di Idb e Dpi, anche attraverso gli istituti di credito con i quali operavano. I profili di scorrettezza riscontrati per entrambe le società dall’Agcm hanno riguardato le informazioni “ingannevoli e omissive” diffuse attraverso il sito e il materiale promozionale delle due società sul prezzo di vendita dei diamanti, sull’andamento del mercato dei diamanti, sulla possibilità di liquidare e rivendere agevolmente le pietre preziose alle quotazioni indicate e con una tempistica certa e la qualifica dei professionisti come leader di mercato. La Dpi ha presentato ricorso contro il provvedimento dell’Autorità Antitrust e il Tar del Lazio ha fissato per il prossimo 17 ottobre la discussione nel merito del ricorso.
Il clamore mediatico, o, come li definisce Dpi, la “campagna mediatica denigratoria” e lo “sciacallaggio mediatico”, hanno “determinato una sorta di panic selling unito alla paralisi completa del mercato: un risultato diametralmente opposto rispetto a quello che dovrebbe essere perseguito dalle associazioni di consumatori”. Associazioni che, “anziché tutelare l’interesse degli aderenti, hanno inteso scagliarsi, privi di qualunque cognizione tecnica, contro la presunta ‘truffa dei diamanti’ coinvolgendo la società e gli istituti bancari in una vicenda dai connotati assai torbidi”, si sottolinea da Dpi.