Home Nazionale Mafia: Fiammetta Borsellino, la mia famiglia si sente tradita dallo Stato

Mafia: Fiammetta Borsellino, la mia famiglia si sente tradita dallo Stato

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Venezia, 30 gen. (AdnKronos) – Si è tenuto oggi, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, l’incontro – testimonianza, promosso in collaborazione con l’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa, con Fiammetta Borsellino in occasione della chiusura della mostra fotografica ‘L’eredità di Falcone e Borsellino’.
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti ha introdotto i lavori e ha salutato tutte le autorità presenti, “a iniziare dal Procuratore generale della Repubblica, dottor Bruno Cherchi, al Generale di divisione Antonino Maggiore, comandante della Guardia di Finanza del Veneto, dal Comandante della Legione dei Carabinieri del Veneto, generale di brigata Giuseppe La Gala, il Prefetto di Venezia, Carlo Boffi, fino ai rappresentanti di ANCI Veneto e dell’Ufficio Scolastico regionale, oltre ai consiglieri regionali e ai membri dell’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza. Un ringraziamento speciale a Fiammetta Borsellino per l’onore che ci ha fatto nell’essere oggi con noi”.
“Sono convinto – ha esordito Ciambetti – che il vero modo che abbiamo per assolvere al nostro ruolo e onorare quanti sono morti nell’assolvimento del loro dovere difendendo la Repubblica e i suoi valori nella difficile lotta alla mafia e alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, è fare nostro l’appello lanciato sabato scorso dal Procuratore nazionale antimafia che da Reggio Calabria disse testualmente: ‘Nei confronti della criminalità organizzata la politica deve assumere il medesimo atteggiamento scelto dalla Chiesa, con la scomunica dei mafiosi. Dire cioè, a chiare lettere, a chi si avvicina per offrire voti e protezione: Voi siete esclusi dalle nostre scelte’. In altre parole, dobbiamo dire no alla mafia e attivare gli anticorpi democratici, rifiutando i suoi voti nelle prossime elezioni e diffondendo, soprattutto tra i più giovani, quella cultura della legalità che è il primo argine con cui una società sana risponde alla criminalità organizzata”.