Home Nazionale Medicina: ‘radiomica’, intelligenza artificiale e genetica alleate in diagnosi

Medicina: ‘radiomica’, intelligenza artificiale e genetica alleate in diagnosi

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Milano, 15 nov. (AdnKronos Salute) – Si chiama radiomica, unisce il potere di big data e intelligenza artificiale allo studio delle caratteristiche genetiche di ogni persona, e promette di migliorare le diagnosi e la capacità di predire lo sviluppo delle malattie. Con l’obiettivo di arrivare a definire cure su misura, pilastro della medicina personalizzata presente e futura. Su questa nuova frontiera punta il Centro diagnostico italiano-Cdi, che sul tema organizza un convegno in programma lunedì 19 novembre alla Città della Scienza di Napoli. Negli stessi spazi è allestita fino al 6 gennaio la mostra ‘The Beauty of Imaging’ promossa dal Gruppo Bracco, in cui si ripercorre la storia della diagnostica per immagini attraverso le sue tappe fondamentali: dallo scopritore dei raggi X, Wilhelm Conrad Röntgen, al matrimonio fra AI e analisi del Dna, celebrato appunto dalla radiomica.
“Oggi la radiologia vive un paradosso”, spiega Giuseppe Scotti, neuroradiologo del Cdi e coordinatore scientifico dell’incontro napoletano. “Gli strumenti diagnostici producono immagini digitali che però sono analizzate in modo analogico, cioè dall’occhio dello specialista. In questo modo si perdono molte informazioni, dettagli invisibili all’occhio umano perché troppo piccoli o perché ricorrono nei diversi pazienti in maniera troppo discontinua per essere notati”. Particolari che invece, grazie alla radiomica, oggi possono essere individuati, compresi e usati come strumenti predittivi in molte patologie e come mezzo per arrivare a terapie a misura di malato.
Tuttavia “questa innovazione richiede un profondo cambiamento della formazione universitaria – avverte l’esperto – con un maggiore peso per le materie matematiche e statistiche, e la disponibilità a confrontarsi con altre professionalità come informatici, ingegneri, fisici, matematici”.
L’avvento dell’intelligenza artificiale, del machine learning e del deep learning – osservano gli esperti dei Cdi – apre la strada a una nuova interpretazione della figura del radiologo. Emerge infatti una sempre maggiore attenzione al dato piuttosto che all’immagine diagnostica, e all’informazione quantificabile gestita dai big data. In questo nuovo scenario il radiologo funge da ‘cerniera’ fra i medici di altre specializzazioni e nuovi sistemi sempre più automatizzati, guidati da algoritmi complessi che forniscono informazioni diagnostiche integrate e dotate di implicazioni prognostiche e terapeutiche che comunque necessitano della comprensione del camice bianco in carne e ossa per la gestione della salute dei pazienti.
“La radiologia potrà sopravvivere – ammonisce Scotti – se conserverà uno stretto rapporto con le discipline mediche e con l’evoluzione scientifica non solo nel campo delle discipline morfologiche e cliniche, ma anche biologiche, genetiche, matematiche, fisiche e umanistiche’. Nasce cioè “l’imaging quantitativo”.
Fra gli argomenti protagonisti al convegno di Napoli c’è uno studio del Cdi che ha permesso di elaborare un nuovo modello per capire quali pazienti affetti da neurinoma del nervo acustico, una neoplasia benigna, possono trarre beneficio dal trattamento con la radiochirurgia. Ancora, verrà presentato un sistema per predire la malignità e il grado di aggressività del tumore della prostata ancora prima venga eseguita la biopsia. Infine, si discuteranno nuovi parametri e strumenti per prevedere la durata delle protesi ortopediche e l’insorgere di infiammazioni che potrebbero renderne necessaria la sostituzione.