Home Nazionale Sanità: Fnomceo celebra 40 anni Ssn, baluardo da preservare

Sanità: Fnomceo celebra 40 anni Ssn, baluardo da preservare

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Roma, 15 nov. (AdnKronos Salute) – Era la fine del 1978 quando l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini promulgò la legge 833 che istituiva il Servizio sanitario nazionale. Legge che fu pubblicata in Gazzetta ufficiale il 23 dicembre 1978. A 40 anni da quella data il Ssn viene celebrato oggi e domani a Roma dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) con un evento che ha raccolto autorità, esperti, professionisti per fare il punto e lanciare proposte per il futuro del Ssn. “La professione medica ha in questi quarant’anni sempre garantito il diritto alla salute dei cittadini. L’attuale finanziamento del Ssn appare ancora insufficiente, urge una modifica dei criteri di ripartizione del fondo sanitario nazionale e delle regole che disciplinano la mobilità dei cittadini nel Paese per l’accesso alle cure al fine di consentire alle Regioni più povere di colmare il dislivello, le disuguaglianze, in termini di salute”, ha sottolineato il presidente della Fnomceo Filippo Anelli.
Questa mattina è stato ospite dell’evento il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi. “In questi 40 anni ci sono state tante luci sul Ssn e poche ombre grazie sopratutto all’impegno dei medici e degli operatori sanitari. Le ombre cominciamo ad apparire – ha affermato Bartolazzi all’Adnkronos Salute – Nel prossimo futuro dovemmo confrontarci con un aumento delle spese e la sostenibilità del Ssn per poter garantire a tutti quanti i migliori processi diagnostici e le migliori terapie disponibili. Servirà anche una revisione della medicina di base per decongestionare al massimo i pronto soccorso”.
“Il Ssn deve vivere su una corretta programmazione dell’accesso, sui corretti criteri della formazione e qualificazione della professione medica e su una definizione del giusto rapporto verso alcune sfide del cambiamento che sono di tipo demografico e di tipo tecnologico, legato anche all’intelligenza artificiale”, ha osservato Alberto Oliveti, presidente dell’Enpam, tra gli ospiti intervenuti questa mattina.
“Un altro fronte di preoccupazione è quello legato alla carenza di medici – ha ricordato il presidente della Fnomceo nella sua relazione – Se tra dieci anni 33 mila medici di famiglia andranno in pensione, e solo 11 mila nuovi professionisti arriveranno a sostituirli, ci saranno 22 mila medici di famiglia in meno. E, a farne le spese, saranno 14 milioni di persone, che si troveranno senza medico di base oppure con un’assistenza sanitaria insufficiente. Non va meglio per i medici del Servizio sanitario nazionale: nei prossimi dieci anni ne verranno a mancare per pensionamento oltre 47 mila. La mancanza di medici che si è venuta a determinare nel nostro Ssn deriva dall’aver sottostimato il numero di medici specialisti e di medici di medicina generale necessari. Si è determinato così un numero di medici laureati superiore al numero di borse di specializzazione/medicina generale disponibili e finanziate”.
“A fronte di ciò ogni anno sono circa 2 mila i medici laureati che non hanno potuto portare a termine il proprio percorso formativo. Una condizione – ha osservato Anelli – che interessa circa 15 mila giovani medici laureati negli ultimi dieci anni, fermi in un ‘limbo’ dal quale è sempre più difficile uscire, vittime di una procedura che rende vani gli sforzi e i sacrifici dei giovani e delle rispettive famiglie. Si dia allora la possibilità a tutti i medici laureati, vittime di questo meccanismo, di accedere alle borse di specializzazione e medicina generale e di completare il loro percorso formativo, colmando così le attuali carenze di medici specialisti del Ssn”.
“Di fronte al prevalere nella nostra società della logica del profitto, la professione medica rappresenta infatti un punto di riferimento quale garante della dignità della persona e del diritto alla salute al di là di ogni logica mercantile e rappresenta un contributo decisivo al progresso scientifico, culturale e democratico della nostra società. Per questo i medici – ha rivendicato Anelli – non possono essere trasformati in tecnici della salute e considerati come un mero fattore produttivo, ma devono continuare ad essere riconosciuti come professionisti del sapere in campo medico – dal verbo latino ‘profiteor’, dichiarare pubblicamente qualcosa. Una ‘professione’ di conoscenza conquistata dopo un percorso formativo impegnativo e lunghissimo, dai nove agli undici anni di studi, al termine del quale i medici devono essere professionisti liberi, indipendenti, autonomi e responsabili, portatori di una dimensione profondamente umanistica oltre che scientifico-tecnica, che deve essere difesa perché tutela in primis il cittadino”.