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Messina: finte cause civili contro banche e Riscossione, quattro arresti

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Palermo, 19 feb. (AdnKronos) – Con l’accusa di avere intentato finte cause civili contro alcune banche o contro Riscossione Sicilia per conto di ignari clienti, in difficoltà economiche, vittime di usura bancario o anatocismo, i Carabinieri di Messina hanno arrestato all’alba di oggi quattro persone, un ex avvocato del foro di Messina radiato da 14 anni, due avvocati del foro di Catania e un procacciatore di affari. Sono tutti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Agli arresti domiciliari Vincenzo Vanaria, 58enne di Giardini Naxos (Messina), ex avvocato, “promotore ed organizzatore dell’associazione a delinquere”; Carmelo Paterini, 56enne di Savoca (Messina) con il ruolo di procacciatore delle vittime; Cinzia Tavano, 48enne di Giardini Naxos, avvocato del foro di Catania, secondo gli inquirenti “partecipe dell’associazione” e Domenico Risiglione, 60enne di Motta Sant’Anastasia (Catania), avvocato del foro di Catania, anche lui “partecipe dell’associazione”.
Il provvedimento scaturisce dai “convergenti esiti delle indagini condotte sin dal 2013 dalla Compagnia di Taormina e dalla Aliquota Carabinieri della Sezione di Polizia giudiziaria di Messina” che hanno consentito “di documentare come il promotore del sodalizio, spacciandosi per avvocato – pur essendo stato radiato dall’albo degli avvocati di Messina già dal 2004 – attraverso un’associazione di tutela dei consumatori di rilevanza locale, con sede nel comune di Giardini Naxos, prospettava rapidi e pressoché sicuri successi nelle cause legali da intentare contro il Concessionario della Riscossione o gli Istituti Bancari a decine di persone che necessitavano di tutela legale poiché in gravi difficoltà debitorie con l’Erario o con Istituti di credito”.
In particolare, le investigazioni dei Carabinieri guidati dal colonnello Jacopo Mannucci Benincasa, hanno permesso sin qui di fare luce su alcune decine di episodi, documentando come l’ex avvocato – con la complicità di due legali e di una terza persona che si occupava di procacciare le potenziali vittime, attraverso “un’abile opera di convincimento abbia ottenuto dagli interessati l’immediata corresponsione di ingenti somme di denaro contante, per un importo complessivo di circa 100 mila euro, senza tuttavia far seguire a ciò nessuna delle azioni giudiziarie progettate”.