Home Nazionale Migranti: Caritas Noto, basta slogan e muri mentali, restiamo umani

Migranti: Caritas Noto, basta slogan e muri mentali, restiamo umani

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Palermo, 19 giu. (AdnKronos) – Sui migranti si sta attivando “una artificiosa contrapposizione, fatta di slogan, luoghi comuni non verificati e di muri mentali e psicologici”. Ne è convinto Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto (Siracusa), per il quale “il problema è complesso e avrebbe bisogno di seri e articolati ragionamenti e di limpida sensibilità e, invece, si gioca sulla paura e su semplificazioni tanto comode quanto superficiali”. Per Assenza è un errore parlare di “buonismo cattolico”. “Ci sono sensibilità evangeliche (condivise con tanti uomini di buona volontà) e riflessioni ecclesiali (condivise con tanta gente che pensa con misura) che mettono al centro la sensibilità per l’uomo sofferente” dice il direttore della Caritas, sottolineando come “non si può fermare l’immigrazione” e “non si possono accettare patti con una Libia dove si praticano torture e violenze”.
Ecco che allora resta la strada della “sperimentazione di vie alternative praticabili come testimoniano i corridoi umanitari”. “Nel nostro territorio non ci sono opere caritative particolari per gli immigrati – spiega Assenza -, proprio per evitare di essere confusi con un mondo anch’esso complesso come la rete di aiuto dei migranti. Ci sono segni e gesti. Gesti di accoglienza e relazioni realizzate in famiglie e parrocchie che hanno accolto migranti, gesti che permettono di comprendere come, se ci sono cammini veri e seri, il migrante si integra e non fa più paura”. Da qui l’invito a “coltivare un pensare attento al gemito di chi muore appena arrivato come Tesfom all’ospedale di Modica, morto per quanto subito in Libia e per gli stenti della traversata. Egli portava con sé un sacchetto di plastica con delle poesie, chiedendo in una: ‘Se siamo fratelli, perché non chiedi notizie di me?’. E nell’altra testimoniando la fiducia che ‘Con Dio ce la faremo ad avere un mondo nuovo’. Ecco che il pensare – conclude il direttore della Caritas – diventa attenzione al gemito di un mondo nuovo che nasce: quello in cui vogliamo capire chiedendo notizie, ascoltando storie e incontrando volti. Non buonismo, ma verità della vita”.