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Migranti: ‘devi dire che sei mio figlio’, scafista minaccia 12enne

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Palermo, 28 mag. (AdnKronos) – “Devi dire che sei mio figlio altrimenti mi mandano di nuovo in Tunisia”. Per eludere le indagini aveva finto di essere partito con il figlio, costringendo un ragazzino di 12 anni, che viaggiava da solo, a mentire. Adesso per lui e per un connazionale è scattato il fermo. Per gli investigatori sono loro gli scafisti delle imbarcazioni soccorse nel Canale di Sicilia con a bordo 296 migranti sbarcati lo scorso venerdì a Pozzallo. Si tratta di Haitem Dahman, 35 anni, e Chahed Lassad, 34 anni. A incastrarli sono stati i loro compagni di viaggio che agli uomini della Squadra mobile di Ragusa, ai militari della Guardia di finanza e ai carabinieri hanno raccontato le lunghe fasi della traversata. Per partire dalla coste della Tunisia ognuno di loro avrebbe pagato mediamente 1.000 euro e proprio i due fermati avrebbero condotto le imbarcazioni.
A svelare l’inganno di uno dei due tunisini fermati è stata una donna della Costa d’Avorio che ha raccontato ai poliziotti che quel bimbo non era il figlio dello scafista. Il 12enne separato dal presunto padre con la scusa di giocare ha raccontato agli investigatori la verità, spiegando di essere stato minacciato dall’uomo, che sperava in tal modo di poter restare in Italia con la scusa di essere il padre del ragazzino. Il minore è stato affidato a una comunità, mentre il presunto scafista è stato condotto in carcere. Dagli accertamenti sugli altri migranti sbarcati è emerso che decine di tunisini erano già stati in Italia e avevano commesso reati, soprattutto al nord Italia oppure erano già stati espulsi, alcuni poche settimane fa.
Al termine delle indagini, per nove soggetti sono scattati provvedimenti giudiziari: 7 sono stati arrestati per aver fatto ingresso in Italia dopo l’espulsione, mentre 2 perché su di loro pendeva un mandato di cattura per traffico di stupefacenti, rapina e lesioni. Tutti e 9 sono stati arrestati e condotti nel carcere di Ragusa a disposizione della Procura.