Home Nazionale Sanità: violenza donne Lombardia, 7.200 Sos in 6 mesi, 5.800 in tutto 2017

Sanità: violenza donne Lombardia, 7.200 Sos in 6 mesi, 5.800 in tutto 2017

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Milano, 19 set. (AdnKronos Salute) – “Nel primo semestre 2018 sono state 7.213 le donne che hanno avuto un primo contatto con i centri antiviolenza della Lombardia. Erano 5.892 in tutto il 2017. Ci aspettiamo quindi un aumento esponenziale dei numeri quest’anno”. A tracciare un quadro sull’andamento regionale delle richieste d’aiuto da parte delle donne vittime di violenze è l’assessore lombardo alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità, Silvia Piani, oggi durante un incontro all’Ordine dei medici di Milano.
“Sono numeri impressionanti – spiega – ma che dimostrano come il fenomeno stia emergendo sempre di più. Sull’aumento dei primi Sos, ai quali in più di 6.000 casi è poi seguito anche un primo colloquio della donna con esperti, pesa certamente il fatto che abbiamo una rete più capillare – la copertura territoriale è passata dal 37% nel 2013 a quasi 100% – e, ancora, si è innescato un cambiamento culturale, c’è una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Aspetti questi che hanno dato più coraggio alle donne per rompere il silenzio”.
Per avere un’idea di come sta cambiando lo scenario, Piani ricorda i dati dell’Osservatorio antiviolenza nel 2014, anno della sua nascita: “Allora i primi contatti da parte delle donne ai centri non superavano quota 3.680. C’è una risposta sempre maggiore. E l’Osservatorio si è rivelato uno strumento utile per capire la portata del fenomeno. E anche quali problemi devono affrontare le vittime di violenza. Per esempio, il 40% circa delle donne che chiedono aiuto ai centri non ha un’occupazione stabile. Non avere una fonte di reddito autonoma, soprattutto quando si hanno anche dei figli, è una difficoltà che spesso frena dall’iniziare un percorso” per uscire dalla spirale delle violenze. “La sfida, quindi, è anche quella di aiutare le donne e accompagnarle nella ricerca di un lavoro, e di una casa che sia diversa dalla prima sistemazione in una casa-rifugio”.
Anche a Milano le richieste di aiuto per violenza sessuale e domestica sono in aumento, come emerge dai dati del primo semestre 2018 rilevati dal Svsed (Soccorso violenza sessuale e domestica) dell’ospedale Mangiagalli-Policlinico, che segna un +5% rispetto ai primi 6 mesi del 2017. Questo centro antiviolenza pubblico, localizzato in uno dei più grandi pronto soccorso del capoluogo lombardo (più di 100 mila accessi l’anno, di cui 28 mila nel Ps ostetrico-ginecologico e 25 mila nel pediatrico), viaggia al ritmo di 85 Sos in media al mese. In totale gli accessi complessivi al Svsed nel semestre preso in considerazione sono stati 511: 206 per violenza sessuale, 289 per violenza domestica, mentre 16 per una combinazione delle due tipologie di violenze.
Le vittime sono nella stragrande maggioranza donne (484), ma si registrano anche 27 richieste di aiuto da maschi. La popolazione del Svsed è praticamente divisa a metà: 254 di nazionalità italiana e 257 straniera. Sono 102 i casi di violenza che hanno riguardato bambini e adolescenti, 385 gli episodi che hanno coinvolto persone tra i 18 e i 54 anni, 24 i casi di violenza subita da over 55. Gli aggressori sono in larga misura riconducibili all’ambiente familiare o ex famigliare: in 189 casi a perpetrare le violenze è stato il marito o il partner, in 71 l’ex marito o l’ex partner, in 67 casi si è trattato di genitori, figli e altri componenti della famiglia. In 64 situazioni i colpevoli sono amici o colleghi, mentre sono stati 70 i casi di violenza imputabili a un aggressore sconosciuto.
“Ritengo che non sia la violenza a essere aumentata in questa società, ma è la capacità delle donne di dare un nome a quello che subiscono. Per esempio, in passato la violenza psicologica veniva quasi ignorata, oggi succede di meno – è l’analisi di Alessandra Kustermann, ginecologa ‘in trincea’, responsabile pronto soccorso e accettazione ostetrico-ginecologica, Svsed e consultori familiari del Policlinico – Ciononostante, arrivare al centro antiviolenza è solo il primo passo. Il percorso che le vittime devono accettare di seguire per allontanarsi dal maltrattante è lungo, difficile e pieno di ripensamenti. Per la donna non è semplice arrivare alla denuncia. In media questo è l’esito in circa il 10% dei casi in Italia, nel nostro centro la percentuale sale al 40%. Non è facile separarsi dall’uomo che ha rappresentato il partner della vita con cui si voleva formare una famiglia. Non è facile dire basta alla violenza. I numeri che portiamo, circa 1.200 casi l’anno trattati dal Svsed, non sono 1.200 lieti fini. Pensarlo sarebbe un’illusione di successo”.