Home Nazionale Sindone: ricercatori Unipd, ‘scoperta’ dubbia e poco documentata

Sindone: ricercatori Unipd, ‘scoperta’ dubbia e poco documentata

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Padova, 18 lug. (AdnKronos) – “Questo studio non convince tutto l’ambiente scientifico, perché la ‘scoperta’ è quantomeno dubbia, poco documentata nella pubblicazione citata e scientificamente troppo limitata. Per giungere alle conclusioni, infatti gli autori hanno ipotizzato solamente due possibili configurazioni dell’Uomo della Sindone: posto in croce, oppure supino nel sepolcro dimenticando quindi tutte le posizioni intermedie: dalla deposizione dalla croce, al trasporto al sepolcro e alla preparazione del cadavere. Se invece si considerano tutte queste posizioni si può verificare anche sperimentalmente la perfetta compatibilità delle macchie ematiche riportate sulla Sindone con gli eventi della Passione, morte e deposizione dell’Uomo che vi fu avvolto”. Così il Gruppo Scientifico Padovano costituito da docenti dell’Università e degli Ospedali di Padova, che con lo scultore Sergio Rodella ha recentemente ha realizzato un modello 3D dell’Uomo della Sindone, esprime le proprie perplessità sull studio pubblicato sulla rivista Journal of Forensic Sciences, uno studio, già divulgato in Italia alcuni anni fa, a firma di Luigi Garlaschelli e di Matteo Borrini relativo alla Sindone.
“Purtroppo il problema sindonico, assai complesso e multidisciplinare, in questo studio è stato affrontato da un punto di vista estremamente limitato. Per esempio, in corrispondenza della regione lombare, gli autori sostengono, senza dimostrarlo, che la colatura derivata dalla ferita al costato avrebbe dovuto trovarsi più in prossimità della scapola, anziché dei reni; risulta ovvio quindi che essi non trovino corrispondenza con le colature ematiche della Sindone”, spiegano.
“In realtà queste sperimentazioni, pur semplicistiche e prevedibili, confermano proprio l’ipotesi del Gruppo Scientifico Padovano e cioè che si tratta di macchie di sangue post-mortali dovute a schiodature e mobilizzazione degli arti, alla rimozione della corona di spine, agli spostamenti del corpo per il decorso del sangue defluito dal costato e lungo la “cintura” di sangue toraco-lombare”, sottolineano i ricercatori padovani.