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Ue: Santini, su bilancio 2027 no veti ma cercare alleanze

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Milano, 28 ago. (AdnKronos) – Per il bilancio pluriennale al 2027 dell’Unione europea “i veti aprioristici” del governo italiano rischiano di essere “miopi” e di isolare il Paese dal resto dell’Unione. Bisogna invece “cercare alleanze” con i Paesi che hanno interessi comuni con l’Italia, per indirizzare i capitoli di spesa del bilancio. Paesi che non comprendono l’Ungheria, che si è opposta al principio di solidarietà europea in materia di immigrazione. E’ quanto sostiene Andrea Santini, professore di Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, contattato dall’Adnkronos. Santini ricorda che il pagamento dei contributi al bilancio annuale “è oggetto di un obbligo e non pagarli sarebbe una violazione del diritto dell’Unione”.
Ora però in Europa “si sta giocando una partita molto importante” sul prossimo quadro finanziario pluriennale e le decisioni, che verranno prese fra fine 2019 e inizio 2020, “richiedono l’unanimità e ciascuno Stato membro ha il diritto di veto”. Ma “ragionare aprioristicamente minacciando un veto mi sembra una politica fondamentalmente miope”. Anche perché “rischia di isolarci” in Europa e di “non fare il nostro interesse”. In ogni caso, sottolinea Santini, se uno Stato “decidesse di porre veti rispetto a qualunque decisione, si andrebbe avanti con dei bilanci annuali, approvati a maggioranza, con difficoltà di programmare la spesa in modo pluriennale. Alla fine il gioco sarebbe a somma negativa e si frenerebbe l’attività dell’Unione”.
Per Santini “quello che deve fare uno Stato in questa fase è orientare il più possibile le scelte che verranno fatte sul quadro finanziario in relazione ai suoi interessi. Bisogna cercare alleanze nell’ottica di ottenere un risultato”. Ma in tema di immigrazione un Paese come l’Ungheria non rientra fra gli alleati dell’Italia. “A frenare rispetto a un graduale principio di solidarietà in materia di immigrazione, che è scritto dei Trattati, non è la Commissione ma chi ha sconfessato quel principio, come l’Ungheria. Cercare la sponda proprio di quei Paesi che sono i primi a respingere il principio di solidarietà in materia di immigrazione mi sembra una politica miope”, conclude.