Home Arezzo “Arezzo Wave è stato il primo palco. Quel momento è la fotografia della nostra svolta”, Giuliano Sangiorni incanta il Circolo Artistico tra aneddoti, risate, ricordi e emozioni

“Arezzo Wave è stato il primo palco. Quel momento è la fotografia della nostra svolta”, Giuliano Sangiorni incanta il Circolo Artistico tra aneddoti, risate, ricordi e emozioni

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“Arezzo Wave è stato il primo palco. Quel momento è la fotografia della nostra svolta”, Giuliano Sangiorni incanta il Circolo Artistico tra aneddoti, risate, ricordi e emozioni

Di Claudia Martini
Un grande applauso di benvenuto e uno perché è diventato da poco papà. Così il pubblico aretino ha accolto Giuliano Sangiorgi, voce dei Negramaro, a tu per tu con Mauro Valenti sul palco del salone del Circolo Artistico, nell’ambito della manifestazione Sud Wave.

E Sangiorgi è partito subito con i ricordi legati ad Arezzo, anzi ad Arezzo Wave.
“Le selezioni di Arezzo Wave furono durissime, ci mandarono a casa con un calcio in culo. Ma partecipare era già un grande traguardo, per gli artisti dell’epoca era una favola.
In realtà, per me, non esisteva la città di Arezzo, ma la città di Arezzo Wave. Che si chiamava Arezzo e basta l’ho scoperto dai libri di scuola. E a quel punto i professori mi dissero: Giuliano dedicati alla musica”.


Ha poi proseguito” eravamo partiti dal profondo sud, bellissimo sud. A Lecce si sentiva la stessa musica che a Londra, ne sono sicuro. Siamo cresciuti in una culla straordinaria.
Arezzo Wave era conosciuta come una meta onirica. Siamo saliti su dalla provincia.
La musica si faceva per sognare, o si sognava per fare musica, ancora non l’ho capito.
Con Arezzo Wave si apriva per noi una grande opportunità”.

E poi un tuffo anche nel presente:” la band ancora va. Ancora ha successo. Ogni volta che esce un disco siamo la band del momento.
Con Mauro Valenti ho imparato a rapportarmi con il toscano. E da Veronesi ho capito che in toscano le parolacce significano ti voglio bene”.

Un incontro tra risate, battute, applausi ed aneddoti.

“Per noi Arezzo è stato il primo stadio. Ho conosciuto il mio assistente, che mi sopporta da venti anni, ad Arezzo.
Qui, in quel momento, in cui la mia, la nostra, vita stava per cambiare. Quando Valenti mi dette la possibilità di cantare con Antony and the Johnson. Un mito”. E torna all’aneddoto: “ero allo stadio ad Arezzo e andavo dal bagno al camerino ogni dieci minuti. E c’era un uomo enorme che mi seguiva. Alla quarta volta ero impaurito e l’ho detto agli altri.
‘C’è un uomo enorme che mi segue al bagno’. In realtà la manager mi aveva messo questo personaggio dietro per aiutarmi, ma si era scordata di dirmelo.
La stessa mi disse: te l’ho messo perché da domani sarà un casino.
Questa è la fotografia esatta che tutto stava per cambiare.
Arezzo anche in questo caso mi torna vicino ai ricordi più importanti”.

Poi un pensiero anche a Lele Spedicato il chitarrista della band che lo scorso anno ha avuto un grave malore dal quale fortunatamente si è ripreso, ma la preoccupazione è stata molta.
“L’affetto intorno a noi è stato grandissimo. Lele è tornato più forte di prima. Stiamo già lavorando insieme al nuovo disco” .

E ha sottolineato ancora il profondo legame con la nostra città.
“Arezzo, anzi io la chiamo Arezzo Wave, fa parte della nostra vita. Andrea De Rocco si è sposato con un’aretina. Grazie ad Arezzo si sono conosciuti e hanno formato una famiglia stupenda.

Anche voi, rivolgendosi a Valenti, dopo che i politici vi hanno fatto ballare il twist, dove siete andati a cercare aiuto? A Lecce. Quindi il gemellaggio ormai è fatto”.

Una nota anche sul docufilm sulla band presentato al Roma Film Festival. Dal 15 aprile sarà in esclusiva su Rai Play. “Lele dimostra una saggezza nuova, ogni volta che riguardo questi documentario imparo qualcosa da lui ha detto Sangiorgi”.

E una chiosa “mi auguro che i Festival tornino a far breccia nei cuori dei ragazzi. E che la politica faccia quello che piace ai giovani.
Per me Arezzo Wave è Woodstock, è la Woodstock degli anni ’90. Che ha messo i Negramaro con Antony de Johnson sul palco.
Non capisco come si possa arrivare a non sostenere una cosa così bella”.