Home Arezzo Il rapporto sulla povertà della Caritas Diocesana. Gli italiani sono la maggioranza degli utenti. L’arcivescovo Fontana: “situazione complessa, serve l’impegno di tutta la città”

Il rapporto sulla povertà della Caritas Diocesana. Gli italiani sono la maggioranza degli utenti. L’arcivescovo Fontana: “situazione complessa, serve l’impegno di tutta la città”

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Il rapporto sulla povertà della Caritas Diocesana. Gli italiani sono la maggioranza degli utenti. L’arcivescovo Fontana: “situazione complessa, serve l’impegno di tutta la città”

di Claudia Martini

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Sono state 2004 le persone e famiglie registrate, nel corso del 2018, presso i servizi della Caritas Diocesana di Arezzo – Cortona e Sansepolcro.

Questo quanto emerso nel corso della presentazione del Rapporto diocesano sulle povertà 2019, che quest’anno è stato intitolato “Disincanto”, che si è tenuta stamani nell’aula magna dell’Itis Galileo Galilei di Arezzo.

“Siamo qui soprattutto a chiedere alleanze a cercare di coinvolgere Arezzo giovane in una situazione complessa di questa città. Ci sono un sacco di povertà nascoste, che vengono a galla alla Caritas. Quando la gente non ne può più cerca di venire per essere aiutata – ha spiegato l’arcivescovo Monsignor Riccardo Fontana. Per esempio sono più gli aretini che si rivolgono alla Caritas, che non la gente di fuori. Ci sono povertà di vario genere, la gente non è sempre responsabile della situazione in cui si trova. E purtroppo, spesso, ne vanno di mezzo i ragazzini. E’ una situazione veramente complessa. Ma se si muove la città intera si ottengono i risultati per aiutare concretamente chi ne ha più bisogno”.

Don Giuliano Francioli, direttore della Caritas Diocesana, ha sottolineato come una preoccupazione particolarmente sentita sia quella delle cosiddette “povertà sommerse” perchè tante, troppe persone e famiglie hanno ancora oggi eccessivamente paura, di certo per pudore, di chiedere aiuto. Ma la povertà stringe molto la morsa anche su Arezzo.

Significativi i dati raccolti nei centri Caritas diocesani e parrocchiali. Ai nostri microfoni sono stati presentati da Andrea Dalla Verde, responsabile progetti Caritas Diocesana. Di seguito li riportiamo anche nel dettaglio. Numeri molto significativi e che fanno riflettere.

Le prime cinque nazionalità rilevate sono: Italia 36,1%, Marocco 13,4%, Romania 11,3%, Albania 8%, Nigeria 6,3%. In costante diminuzione, in linea con la tendenza rilevata negli ultimi anni, la nazionalità rumena, mentre aumenta l’incidenza degli italiani, che registra un +2,4%.

Il rapporto prende in considerazione anche una distinzione per fasce di età: la richiesta di persone tra i 40 e i 49 anni è stata del 27,1%, tra i 30 e i 39 del 22,3%, tra i 50 e i 59 del 21,6%, tra i 20 e i 29 del 12,1%. Le fasce appartenenti agli ultra 60enni rappresentano il 16,4%. Il rimanente 0,5% è rappresentato da giovani sotto i venti anni.

Il 57 per cento di coloro che si sono rivolti alla Caritas sono femmine e e il 47,3% maschi.

Il 51,1% sposati, il 26,2% nubili o celibi, il 17,1% divorziati o separati, il 5% vedovi.

Il 58,2% degli utenti vive in un’abitazione in affitto, il 9,5% usufruisce dell’edilizia popolare, il 7,2% è senza alloggio, il 6,9% ha invece un’abitazione propria, il 5,6% si appoggia ad abitazioni di amici o familiari, il 4,5% usufruisce dell’accoglienza o del dormitorio.

La distinzione per tipologie di convivenza è: nucleo familiare, considerando quelli tradizionali formati da coniugi con o senza figli, o la convivenza con la famiglia d’origine, come anche famiglie monogenitoriali e famiglie di fatto, corrisponde al 64,2%. La persona che vive sola è il 19,7%. Il nucleo non familiare il 9,2%, la casa di accoglienza il 2,6%.

Il 38,1% ha dichiarato di avere figli minori a carico, per un totale di 1403 minori sostenuti indirettamente.

Focus anche sui principali titoli di studio dichiarati: licenza media 42,7%, diploma superiore 24,8%, licenza elementare 16,7%, nessun titolo 4,6%, laurea 3,6%.

Il 66,1% degli utenti ha poi dichiarato di essere disoccupato o inoccupato, il 20,5% occupato, il 6,9% pensionato.