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La Musica che gira intorno Jungleland di Bruce Springsteen

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La Musica che gira intorno Jungleland di Bruce Springsteen
Bruce Springsteen

E’ il 25 agosto 1975 quando il giovane Bruce Frederick Joseph incide il terzo disco.

Nella sua testa vuole ravvivare il mito americano e così riempie le canzoni di personaggi che di nome fanno Wendy, Mary o Scooter e sono in fuga.

Alcuni troveranno fortuna.

Lui diventerà una star, mettendo insieme la band perfetta: la E Street Band.

Dopo due album appassionati e per molti versi acerbi, Greetings From Asbury Park e The Wild, The Innocent & the E Street Shuffle, Bruce Springsteen vuole raggiungere un nuovo livello.

Ha immaginato una storia, con tanti protagonisti, che dura una lunga notte d’estate.

Il desiderio di andare lontano, di irrompere nella vita adulta, fatta di romanticismo e morte è il movente.

Una wild side of the road che guarda ai film di John Ford e prende le distanze da Dylan e Van Morrison ai quali spesso l’artista viene paragonato.

Stavo suonando la chitarra sul mio letto quando d’un tratto le parole di Born to Run mi vennero in testa – ha affermato in una intervista – pensavo si trattasse del nome di un film o di qualcosa che avevo visto mentre guidavo. Mi piaceva la frase perché suggeriva un dramma cinematografico che si adattava perfettamente alla musica che avevo in testa per quelle parole”.

La scrittura diventa puro teatro in musica come mai avverrà più nei dischi successivi.

Alcuni titoli dei brani vengono direttamente da film di serie B dei quali Springsteen è ossessionato.

Nella mitologia del rock i ribelli nascono per perdere e perdersi.

Nell’idea di Springsteen la soluzione è un’altra: imparare a correre.

E il romanticismo è la soluzione:

Voglio morire con te nella strade stanotte in un bacio senza fine” canta proprio in Born To Run.

È l’elevazione della poesia di strada, tra mitologia, film noir e Americana.

Le registrazioni iniziano nei primi mesi del 1974 proprio con il brano che dà il titolo a tutto il disco.

Per completarlo ci vogliono sei mesi.

Il perfezionismo di Springsteen raggiunge i vertici di un’ossessione e la band in qualche modo ne paga dazio.

David Sancious, il pianista, e Ernest Carter, il batterista, gettano la spugna.

Le audizioni comprendono 30 prove di batteristi e tastieristi di 30 minuti ciascuna.

Alla fine, Roy Bittan, tastiere, e Max Weinberg, batteria, vengono scelti.

E da quel momento non abbandoneranno più la E Street Band.

Bruce Springsteen
Bruce Springsteen

Nelle estenuanti sessioni di registrazione la figura di Jon Landau è determinante.

Proprio il critico musicale del Rolling Stone che con la sua frase: “ho visto il futuro del rock&roll e il suo nome è Springsteen” è entrato nelle grazie del Boss e invita Springsteen a spingere il tasto sulla sua immaginifica scrittura cinematografica.

Lo invita a cercare di focalizzare meglio le tematiche verso la battaglia della maturità, la necessità di indipendenza, nella ricerca del vero significato della vita.

L’assistenza di Landau durante l’editing è fondamentale, ma costa l’amicizia del Boss con il produttore Mike Appel e un anno in battaglie legali.

Se le registrazioni sono faticose, il missaggio è infinito e porta la band a lavorare fino al primo giorno del tour di Born To Run.

Beffardamente quando ascolta i press test del disco Bruce li butta nella piscina, ma la colpa è solo del suo stereo scadente e poi la stanchezza gioca un ruolo importante.

Con Born to run Springsteen si mette alle spalle la sua definizione adolescenziale dell’amore e della libertà.

Dovendo scegliere un brano all’interno di questa meraviglioso album di Bruce Springsteen decido di raccontare la canzone finale.

Quella definita dal Boss come un campo di battaglia spirituale, riferendosi alla narrazione, ma anche al processo creativo.

La registrazione di Jungleland inizia a metà del 1974 insieme a quella di Born to Run, ma c’è un blocco compositivo e così Springsteen decide di cambiare studio.

Bruce Springsteen
Bruce Springsteen

L’intro spagnoleggiante viene tagliata, molti take eliminati, e in una sessione ossessivo compulsiva da sedici ore, Springsteen fa ripetere a Clarence Clemons tutte le note del suo sax finché non sono perfette.

Tutto quello che potevamo fare era tenere duro, fumare un sacco di erba e restare calmi” ricorda Clemons di quella sessione.

Il risultato sono nove minuti epici, il racconto di un amore criminale finito male, che si apre con il violino di Suki Lahav e il pianoforte jazz di Roy Bittan, creando una piccola rock opera che porta al magnifico assolo finale di Clemons, che in realtà è un taglia e incolla fatto da Bruce delle varie registrazioni.

Ne è valsa la pena” afferma Clemons, che considera il collage il punto più alto della collaborazione tra lui e Springsteen.

Per me – ricorda il sassofonista – quell’assolo ha il suono dell’amore”.

Mettiamoci comodi ed ascoltiamola nella suo versione originale da oltre 3 milioni di visualizzazioni:

https://www.youtube.com/watch?v=JR_0nbEzVdY

“Mio fratello Clarence Clemons, il mio sassofonista, la mia ispirazione, il mio compagno, il mio amico di una vita. Sono rimasto qui seduto ad ascoltare tutti che parlavano di Clarence, e a guardare quella foto di noi due. È un’immagine di Scooter e The Big Man, personaggi che qualche volta eravamo. Come potete vedere nella foto, Clarence si sta ammirando i muscoli e io cerco di non farci caso mentre mi appoggio a lui. Mi sono appoggiato molto a Clarence; in un certo senso, ci ho costruito sopra una carriera”.

Così Bruce ha voluto ricordare Clarence durante la funzione funebre nel 2011.

Bruce Springsteen
Bruce Springsteen

Springsteen ci mette più di un anno per ricantare dal vivo Jungleland.

Lo fa il 28 luglio del 2012, a Goteborg, in Svezia, un posto speciale per Clarence, che ha sposato una donna svedese.

Ascoltando l’urlo finale del Boss al termine dell’esecuzione del brano si comprende appieno che cosa abbia davvero significato Clarence Clemons – come uomo e come musicista ma soprattutto come amico – per Springsteen.

Quell’urlo racchiude, esprime e libera tutto il dolore accumulato, tutta la disperazione di un uomo che perde il suo blood brother.

Lui che aveva trascorso i giorni del coma di Clarence su una poltrona accanto al letto d’ospedale nella speranza di guardarlo negli occhi ancora una volta.

Con quell’urlo Bruce butta fuori – o almeno ci prova – tutta la sua sofferenza, la sua pena e la sua rabbia.

Ha ricominciato a suonare Jungleland dal vivo, con la straordinaria E Street Band e con Jake Clemons al posto di zio Clarence.

Perché la magia di Bruce Springsteen & The E Street Band non muore mai.
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RUBRICA A CURA DI ROBERTO FIORINI