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Le Nazionali giovanili volano, il Made in Italy ritorna

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Le Nazionali giovanili volano, il Made in Italy ritorna

La stagione appena terminata è stata in qualche modo rivoluzionaria, sebbene non come ci si aspettava. Doveva essere l’anno dell’avvento delle squadre B, alla stregua di quanto avviene da tempo in Spagna e Olanda, oltre alla Premier: invece solo la Juventus ha deciso di allestire un Under 23 da far giocare in Serie C. Una scelta che tra l’altro non è stata esente da polemiche, con le tifoserie avversarie che vedono in quella posizione ricoperta dai bianconeri un posto usurpato ad un’altra di categoria.

Un esperimento fallito, verrebbe da pensare, visto che nessun’altra squadra ha accolto nei fatti l’idea. Quello che è però evidente, è come i giovani in Italia stiano tornando a recitare un ruolo fondamentale. Stiamo riscoprendo i talenti nostrani, abbandonando finalmente quel fenomeno esterofilo che tanto aveva preso piede negli ultimi anni, anche nelle categorie inferiori.

La dimostrazione lampante giunge dallo splendido Mondiale Under 20 disputato dai nostri ragazzi, eliminati solo in semifinale dall’Ucraina poi campione del mondo, con tanto di gol di Scamacca annullato dal Var all’ultimo secondo del match. In quella Nazionale vi erano persino giocatori titolati in Serie A, su tutti Pinamonti, o chi come Esposito aveva esordito in Europa League con la maglia dell’Inter. Fino ad arrivare al super Plizzari, per gli addetti ai lavori pronto a cogliere l’eredità fra i pali rossoneri di Donnarumma qualora venisse sacrificato dal Milan in nome del fair play finanziario.

La Serie A dal punto di vista giovani presenta realtà agli antipodi. Chievo e Parma non solo sono le squadre dall’età media più alta di tutto il campionato, ma anche due fra le più anziane dei cinque campionati europei più importanti. Linea verde per la Fiorentina, la più giovane per età anagrafica: Corvino e Della Valle, ormai ex dipendenti della viola passati a Commisso, hanno saputo portare a Firenze diversi giovani interessanti ora esplosi definitivamente e pronti a migrare in alcuni dei lidi più importanti, nazionali ed esteri. Le fortune sono state alterne, ma il futuro, quanto meno economico, sembra roseo.

Il Milan è stato invece precursore di questo ritorno al Made in Italy: dal citato Donnarumma a Calabria, fino ad arrivare a Cutrone e l’ex Locatelli, poi ceduto al Sassuolo. Per i rossoneri, quella dei giovani, può essere la strada ideale da percorrere in un momento di austerity economica: insomma, fare di necessità virtù per aggirare i problemi finanziari che da tempo avvolgono i vertici rossoneri.

L’Inter è invece il paradosso: un reparto giovanile da anni al top, unica squadra del Belpaese vincitrice della Champions per giovani, capace tramite i propri giovani talenti ogni anno di generare plusvalenze sufficienti a salvarsi dalle rigide regole del fair play finanziario. Però mai, alcuno di questi, è stato lanciato con successo in prima squadra, mai a nessuno di loro è stata concessa totale fiducia e tempo: spendendo, come ben sanno i tifosi nerazzurri, decine di milioni per “bidoni” stranieri sopravvalutati.