Home Politica “Raro festival. Più raro il pubblico”

“Raro festival. Più raro il pubblico”

0
“Raro festival. Più raro il pubblico”
Francesco Romizi

Nota dei consiglieri comunali Francesco Romizi e Pasquale Macrì

Non è solo l’entità dei soldi spesi. Sappiamo bene che per mettere in piedi un cartellone di eventi occorre impegnare risorse. Lo abbiamo fatto con il Play Art e con Icastica. Con Aritmie e tante altre stagioni: di prosa, di danza, di musica. La cultura è una merce preziosa e se l’investimento su questa voce viene portato avanti in maniera sistematica con una strategia di lungo respiro si segna un discrimine: fra una città che vuole crescere e una città destinata all’immobilismo e che accontenta i soliti noti.

È stato rimproverato anche a noi, sindaco Ghinelli, il costo di certi programmi e manifestazioni. Dalla sua parte politica. Forse da lei stesso. D’altronde, un’interrogazione in Consiglio Comunale non si nega a nessuno. E a proposito di Consiglio Comunale vi abbiamo visto sfilare cittadini indignati per qualche opera d’arte che aveva solo i vezzi dell’originalità e della provocazione. Ci vengono in mente i famosi panni tesi. Contro di noi sono stati tesi striscioni con epiteti poco edificanti.

Ma di sicuro non ci potrà essere rimproverata la scarsa incidenza degli eventi sul pubblico aretino o la mancanza di attenzione verso le realtà associative del territorio. Ci siamo sempre prodigati per recepire ogni progetto proveniente da queste ultime e tale incontro è stato uno degli elementi che ha garantito al rapporto tra risorse destinate a ogni spettacolo e numero di spettatori di mantenersi positivo. Cosa che fa la differenza.

Dalla prospettiva del Comune di Arezzo sono nel frattempo scomparsi i libri (roba da Chi l’ha visto) e il cinema e perfino le “rarità” attraggono 30 persone. O forse proprio perché sono rarità? Roba da elite senza il coinvolgimento reale di soggetti che operano nel mondo culturale da decenni. Peccato. Evidentemente, adesso, all’estate aretina, che con la tanto denigrata Icastica durava peraltro quattro mesi (e non due settimane scarse) e riempiva le piazze e portava una ventata di novità e freschezza in una città tornata ingessata come un doppiopetto da ancien regime, possono bastare anche un paio di spot.