Home Arezzo Braccini, Fiom Toscana: “quando riaprire le imprese non lo decide Confindustria, ma il Governo con l’ausilio della Comunità Scientifica”

Braccini, Fiom Toscana: “quando riaprire le imprese non lo decide Confindustria, ma il Governo con l’ausilio della Comunità Scientifica”

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Braccini, Fiom Toscana: “quando riaprire le imprese non lo decide Confindustria, ma il Governo con l’ausilio della Comunità Scientifica”

“Le associazioni degli industriali dovrebbero favorire gli accordi con le organizzazioni sindacali per definire le linee guida volte a preparare la ripresa produttiva delle imprese, magari anche con la consulenza di virologi. Il punto in questa fase non è quando, ma come riaprire”.

“Quando riaprire le imprese non lo decide Confindustria, ma il Governo con l’ausilio della Comunità Scientifica – dichiara Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana.

Siamo tutti preoccupati da questa pandemia che è una tragedia umana dalle proporzioni epocali, e Confindustria nord Toscana non trova di meglio che issare le bandiere a mezz’asta sia dell’Italia che dell’Unione Europea.
Ci sembra una forzatura indebita, irrispettosa delle migliaia di vittime che il nostro paese sta subendo – proesegue.

Le forzature e le polemiche in questa fase non portano da nessuna parte e nello stesso tempo non aiutano alla ripresa che tutti auspichiamo.
Le associazioni degli industriali dovrebbero favorire gli accordi con le organizzazioni sindacali per definire le linee guida volte a preparare la ripresa produttiva delle imprese, magari anche con la consulenza di virologi.

Il punto in questa fase non è quando, ma come riaprire.
Bisogna utilizzare bene questo tempo.

Le fabbriche, come qualsiasi altra attività ai tempi del virus, dovranno organizzarsi e lavorare in modo diverso, con precisi dispositivi di sicurezza, ma qualsiasi accordo va applicato a seguito delle decisioni del governo.

Dovremo attraversare una fase di crisi economica e recessione profonda, a cui si potrebbe accompagnare una pesante crisi sociale.
Non permetteremo che il cambiamento sia scaricato sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. La società del futuro non potrà essere fondata sul profitto e sul mercato, ma dovrà basarsi sulla redistribuzione della ricchezza, la qualità della vita e del lavoro” conclude la nota.