Home Arezzo Michele Peruzzi, il musico-infermiere nella ‘Bolla Covid’. “Eroi? Facciamo come sempre il nostro lavoro, con concentrazione e spirito di sacrificio”

Michele Peruzzi, il musico-infermiere nella ‘Bolla Covid’. “Eroi? Facciamo come sempre il nostro lavoro, con concentrazione e spirito di sacrificio”

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Michele Peruzzi, il musico-infermiere nella ‘Bolla Covid’. “Eroi? Facciamo come sempre il nostro lavoro, con concentrazione e spirito di sacrificio”
Michele Peruzzi

Michele Peruzzi, chiarina del gruppo Musici della Giostra del Saracino da quasi vent’anni, è in prima linea all’ospedale San Donato contro il Coronavirus. Lui lavora, come infermiere, nel reparto di pneuomologia da due anni.

“Sto vivendo questo momento lontano da tutti, sono isolato da oltre trenta giorni nella mia casina di campagna. Oltre al lavoro non ho altra attività. Grazie alla tecnologia i miei amici mi fanno sentire la loro vicinanza. Lo stesso dalla mia famiglia e dalla mia fidanzata che, in un momento del genere, mi trasmette quella tranquillità che abbiamo tutti bisogno di avere”.

E sulla Pnuomologia spiega: “il reparto, così come lo conoscevamo non esiste più. E’ stato sconvolto, sia a livello strutturale, che logistico e organizzativo. Abbiamo isolato l’ex pneumologia per poter accogliere i pazienti Covid. Al momento il reparto è stato rinominato ‘Bolla Covid’, tentiamo di assistere più malati possibile che necessitano di ventilazione non invasiva e cerchiamo, per quanto possibile, di evitargli la fase peggiore che necessita di intubazione e quindi del ricovero in Rianimazione”

“Tra i colleghi c’è un timore di fondo che leggiamo l’uno negli occhi degli altri, ma siamo tutti molto concentrati nello spirito di sacrificio. Ci aiutiamo spesso, sia dentro, ma anche fuori dal lavoro. Molti infermieri, assunti da poco per affrontare meglio l’emergenza e quindi alcuni alle prime armi, dimostrano comunque massima concentrazione e disponibilità. Non siamo eroi, facciamo semplicemnte il nostro lavoro. Niente di più o di meno di quello che facevamo prima dell’emergenza Covd, questo ci dovrebbe insegnare ad avere un pò più di rispetto nei confronti delle figure sanitarie”.