AREZZO. Resiste ma chiede aiuto. Durante la pandemia si è messo al servizio della comunità, si è inventato nuovi servizi ma è alla ricerca di nuove forze e nuove collaborazioni, col pubblico e col privato. Per guardare alle sfide del futuro con più certezze. E’ la fotografia del settore del volontariato aretino che emerge dalla rilevazione promossa da Cesvot e pubblicata nel Quaderno “Le organizzazioni di volontariato. Identità, bisogni e caratteristiche strutturali in Toscana” a cura di Irene Psaroudakis e Andrea Salvini dell’Università di Pisa.
La ricerca è stata svolta da aprile a novembre 2020 e su un campione di 234 Organizzazioni di volontariato (Odv) della provincia di Arezzo sono state effettuate 129 interviste, ha partecipato al questionario di Cesvot il 55,1% delle organizzazioni aretine. Quelle che durante il 2020 hanno dichiarato la propria estinzione o hanno cambiato natura diventando associazioni di promozione sociale sono il 2,2%.
“È un volontariato che è stato colpito in modo consistente dalla pandemia – spiega Leonardo Rossi, presidente di Cesvot Arezzo – ma che ha saputo giocare un ruolo importante nella tenuta delle relazioni sociali, costituendo un mezzo effettivo di resilienza sociale, di fronte al lockdown e al distanziamento sociale. Ora senza volontariato non c’è ripresa che tenga. Cesvot sarà sempre più accanto alle associazioni, la campagna di promozione del volontariato sta dando buoni risultati”.
Le organizzazioni aretine che hanno aderito al questionario radunano 5.891 volontari, di cui il 55,9% maschi e il 44,1% donne. L’1% di questi volontari appartiene alla classe di età dei minori di 18 anni, il 14,7% alla classe di età 19-29, il 44% alla classe di età 30-54, il 22,4% alla classe di età 55-64 e, infine, il 17,8% appartiene alla classe dei volontari con età pari o superiore a 65 anni. Segno di “un’adultizzazione” sempre più marcata del settore, che richiede un cambio di marcia: quasi un’associazione su due dichiara la necessità di reperire opportuni finanziamenti per la propria attività mentre per 2 associazioni su tre il trend dei volontari è che stanno rimanendo uguali o addirittura calando.
Nel dettaglio, rispetto agli ultimi 5 anni, il 36,8% delle Odv aretine dichiara che il numero di volontari è aumentato, il 31,2% segnala che tale disponibilità è diminuita, mentre per il 32% il numero di volontari è rimasto il medesimo. E per migliorare la propria presenza sul territorio, il 35,9% delle Odv aretine dichiara che sarebbe necessario incrementare la collaborazione con gli enti pubblici nello spirito della coprogettazione e il 29% segnala proprio invece la necessità di aumentare il numero dei volontari mediante attività mirate di “reclutamento”. Il 12% indica l’importanza di incrementare la collaborazione con altri enti del terzo settore (fare “rete”). L’8,6% segnala il rilievo di aumentare i finanziamenti mediante attività mirate di fundraising. Per il 5,1% sarebbe necessario sviluppare una maggiore capacità di progettazione. Le altre voci ricevono indicazioni inferiori al 5%. Il settore comunque denota resilienza pur in una fase difficile. Il 57,4% delle associazioni aretine ha organizzato attività in risposta all’emergenza sanitaria; tra queste, il 22,2% ha realizzato attività nuove rispetto a quelle normalmente svolte, e il 20,8% ha continuato a erogare servizi già presenti. Il 56,9%, infine, ha introdotto interventi nuovi, pur continuando a svolgere anche le attività consuete.