Home Arezzo Convegno sui beni affidati alla Chiesa. Trasparenza nella gestione e condivisione con il popolo di Dio

Convegno sui beni affidati alla Chiesa. Trasparenza nella gestione e condivisione con il popolo di Dio

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Convegno sui beni affidati alla Chiesa. Trasparenza nella gestione e condivisione con il popolo di Dio
Riccardo Fontana

La Chiesa diocesana guarda al futuro. E lo fa con le radici ben radicate nel territorio, ma con i rami volti al cielo.

La forza evocativa della parola ben descrive il senso e la valenza del convegno diocesano Non recuso laborem (a cui il vescovo Riccardo ha significativamente prestato il proprio motto episcopale), che si è svolto venerdì 10 dicembre, presso l’Aula Magna del Seminario vescovile (piaggia del Murello, 2).

Un incontro, aperto a tutti (proposto da TSDtv, canale 85 e su www.tsdtv.it/live il 17 dicembre, alle 21.20), per affrontare e discutere su un tema centrale per la corretta gestione dell’ente Diocesi: le modalità di gestione dei beni affidati alla Chiesa.

Una gestione che, non solo deve essere corretta, ma trasparente e condivisa con il popolo di Dio che vive in questa porzione di Chiesa e che la Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha volontariamente voluto che venisse anche esaminata e certificata da una società specializzata esterna, come è avvenuto per il Bilancio relativo all’anno 2020.

Il convegno, dopo il saluto introduttivo dell’Arcivescovo Riccardo Fontana, articolato in tre contributi da parte di valenti relatori, si prefigge – pertanto – di esaminare le modalità di gestione dei beni affidati alla Chiesa in Italia e, specificamente, alla Chiesa locale in un’ottica e in una prospettiva di costante trasparenza e di diffusa condivisione con il popolo di Dio.

A don Claudio Francesconi, dal 1 ottobre scorso Economo generale della Cei (pur mantenendo ad interim l’incarico di Economo della Diocesi di Lucca per un anno), è spettato il compito di inquadrare il tema generale dell’incontro, nella relazione La Chiesa cattolica e la gestione delle risorse dell’8 per mille.

L’8xmille – istituito con la legge 222 del 1985, in seguito all’Accordo del 1984 fra la Santa Sede e l’Italia che ha revisionato il Concordato del 1929 – ha definitivamente superato il cosiddetto sistema beneficiale  e, per quel che riguarda il sostentamento del clero, ha cessato il meccanismo della congrua; inoltre, accogliendo le indicazioni del Concilio Vaticano II, armonizzate con quanto previsto dall’art. 7 della Costituzione, ha riconosciuto «l’indubbio interesse collettivo all’introduzione di nuove forme moderne di finanziamento alle Chiese attraverso le quali si agevoli la libera contribuzione dei cittadini per il perseguimento di finalità ed il soddisfacimento di interessi religiosi».

Luca Bagnoli – ordinario di economia aziendale presso l’Università di Firenze, nonché presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore, l’antica fabbriceria fondata dalla Repubblica Fiorentina nel 1296 per sovrintendere alla costruzione della nuova Cattedrale e del suo campanile e, successivamente, per conservarne il complesso monumentale, oggi comprendente anche il Battistero di San Giovanni – ha trattato il delicato tema de Gli Enti ecclesiastici nella Riforma del Terzo settore.

Come noto, la riforma norma in un solo testo tutte le tipologie di organizzazione denominate Enti del Terzo Settore (ETS), che svolgono una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o sotto altre forme di erogazione gratuita (denaro, beni o servizi), o di mutualità o produzione o scambio di beni o servizi, accomunati dall’iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), perseguendo finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale senza scopo di lucro.

La Riforma – approvata nel 2016 e, con l’ultima proroga, in vigore dal 31 maggio 2022 – riguarda anche gli Enti ecclesiastici, applicandosi limitatamente ad alcune attività di interesse generale e con regole ad hoc.

Infine, Stefano Mendicino, Economo della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ha analizzato Il Bilancio 2020 della Diocesi e la sua certificazione da parte di una società di revisione esterna. Rendicontazione degli interventi finora svolti ed in corso d’opera.   

Un Bilancio che, oltre ai fini civili, fiscali e contabili a cui si richiama, si uniforma ai fini ecclesiastici previsti dai canoni 369 e 373 del Codice di Diritto Canonico (“la Diocesi è la porzione del popolo di Dio che viene affidata alla cura pastorale del Vescovo con la cooperazione dei presbiteri”), dotata per il diritto stesso di personalità giuridica pubblica.

Un documento, articolato in numeri e cifre, per rispondere ad un unico intento: rendere conto di come sono stati impiegati, fra gli altri, i fondi che i cittadini hanno destinato alla Chiesa cattolica con la firma dell’8xmille. “Abbiamo un dovere nei confronti dello Stato italiano, ma anche un altrettanto forte desiderio di trasparenza, nel rispetto delle normative vigenti, e di condivisione con la porzione del popolo di Dio che vive nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro” – ha sottolineato il vescovo Riccardo.

Un documento, quindi, con cifre specifiche del rendiconto economico e con la certificazione volontaria da parte di una società di revisione specializzata, che la Diocesi  ha voluto accanto per offrire ulteriore trasparenza al popolo di Dio, nel segno di una costante condivisione.

Tre sono le principali direttrici individuate dalle risorse diocesane: culto e pastorale, carità nonché conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico, storico ed artistico. Interventi che, spesso, la freddezza dei dati può rendere meno evidenti ma che accompagnano la vita diocesana e danno calore ai beneficiari.

Grazie all’utilizzo delle risorse dell’8xmille è stato anche possibile, in questo tempo di pandemia, destinare ingenti risorse aggiuntive per le azioni di prossimità a beneficio delle famiglie, di singole persine, di enti e associazioni.

Dietro ai numeri, c’è sempre molto di più – ancora il vescovo Riccardo. -, ci sono volti e storie di vita. Molti gli interventi realizzati e le azioni fatte in questi anni e, soprattutto, in questo tempo di pandemia, per andare incontro alle tante esigenze provenienti da ogni angolo della nostra Diocesi, così vasta ed articolata, e sempre con l’animo di accogliere le necessità del popolo di Dio che mi è stato affidato”.

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