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Demos: “Fondazioni esproprio di cittadinanza”

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Demos: “Fondazioni esproprio di cittadinanza”

Il tema è: le Fondazioni servono allo sviluppo di Arezzo?

Mesi fa sollevammo la questione in merito a INTOUR. Di qualche settimana fa, l’uscita di scena del suo presidente, già assessore al Turismo della prima giunta Ghinelli, lo stesso che ebbe l’ardire di esaltare con la stampa il “… buon risultato ottenuto da Back in Time”, uno di flop più clamorosi delle stagioni turistiche aretine. Comanducci se ne va e INTOUR rimane. Per fare cosa?

La giunta comunale progetta e pensa nuove fondazioni, uno strumento che sottrae agli aretini controllo e stimoli, carrozzoni che servono a sottrarre risorse alla buona amministrazione comunale, ad esempio alla storica tradizione comunale aretina di attenzione al sociale.

Lo strumento fondazione ci appare un vero esproprio della proposta politica e della sensibilità popolare, in breve una sottrazione di sovranità di cittadinanza.

Il Codice Civile regola le fondazioni insieme alle associazioni come espressioni, entrambe, di volontà private, provenienti, si direbbe oggi, dal basso. Le associazioni presuppongono una pluralità di soggetti mentre le fondazioni possono provenire da un unico soggetto, anche per volontà testamentaria. Come sia diventato possibile, oggi, che Enti Pubblici Territoriali costituiscano queste fondazioni, con tanta disinvoltura,  testimonia con evidenza la distorsione di un istituto nato per ben altre finalità.

Venendo alla realtà locale, ad Arezzo abbiamo il Comune che, affidando a fondazioni private molti compiti di sua competenza, induce a qualche considerazione (in ordine sparso):

L’idea fissa che il privato è migliore del pubblico ovvero che, dando una struttura privatistica ad attività di competenza pubblica, miracolosamente tutto diventi efficiente ed efficace.

Evitare responsabilità e controlli dell’attività svolta per cui la valutazione dell’operato si riduce ad un consuntivo, aggiustabile come qualunque bilancio di società privata.

Alla base di questi arbìtri, la vecchia concezione di popolo bue, una maggioranza di cittadini a cui non interessa la cosa pubblica e che rifiutano la fatica di capire, delegando ad altri: pensaci tu che io non ho voglia.

Assiomi, dubbi, perplessità, l’Osservatorio DEMOS continua la sua battaglia sociale, culturale, civile, sullo strumento fondazioni brandito dalla giunta comunale. Arezzo ha bisogno di veri assessorati al Turismo, alla Cultura, al Sociale. Riportiamo cultura, turismo a palazzo dei Priori, il sociale appartiene a tutte le aretine, a tutti gli aretini.

Alla giunta comunale: non espropriate la città!
DEMOS Osservatorio cattolici democratici