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Solo fumo sull’Area ex Caserme Cadorna, salviamo i murales

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Solo fumo sull’Area ex Caserme Cadorna, salviamo i murales

Nei giorni scorsi l’Assessora all’Urbanistica Lucherini ha presentato una serie di interventi riguardanti l’area ex Cadorna, collegata al bando ministeriale PINqA sulla qualità dell’abitare, a cui il Comune di Arezzo ha deciso di partecipare con la riqualificazione di un immobile di edilizia popolare Ater di Tortaia e con il nuovo Centro per l’impiego in Piazza Fanfani.

In primo luogo non riteniamo sia coerente con le finalità del bando presentare due interventi sommati per opportunità, in aree territoriali e con caratteristiche diverse tra loro, difficilmente armonizzabili in un disegno organico come richiesto. In questo modus operandi si legge chiaramente la volontà di utilizzo strumentale del bando per finanziare un intervento a cui il Comune è tenuto per legge, ovvero quello di mettere a disposizione uno spazio per il Centro Provinciale dell’impiego, intervento previsto con la demolizione e ricostruzione totale della ex palazzina Comando della Cadorna.

Per gettare fumo su una potenziale, ma molto improbabile, riqualificazione e rigenerazione urbana dell’area Cadorna, l’Assessore presenta una tavola con la presunzione che questa assuma la dignità di un piano complessivo, come se si trattasse di qualcosa di concreto. Ci chiediamo come è possibile presentare un progetto di recupero dell’area ex Cadorna come sommatoria di singoli interventi di opere pubbliche, senza un piano urbanistico attuativo organico di programmazione dell’ente. Inoltre quasi tutti gli interventi previsti vengono indicati come “progettazione in corso”, anche se questo non risulta da nessun documento di programmazione. Il parcheggio multipiano, il nuovo edificio lungo via Garibaldi sarebbero tutti progetti in corso, ma chi li sta progettando?

Riteniamo non sia questo il corretto modo di procedere di un assessore all’urbanistica. “Sarebbe piuttosto auspicabile un’idea di riqualificazione complessiva dell’area”, – afferma Luciano Vaccaro, coordinatore del gruppo urbanistica di Arezzo 2020 – “abbandonando idee stantie come quella di creare nuovi centri commerciali in un momento storico in cui il commercio al dettaglio è in fase regressiva. Basta percorrere le strade cittadine per accorgersi di quanti fondi sono sfitti e vuoti, e di come la scelta di consentire solo aperture di categorie mirate abbia impoverito il tessuto commerciale ed abitativo del centro storico.

È necessario ripartire sia dagli spunti che vengono dalle elaborazioni del passato, ma soprattutto da un percorso di confronto con la città per un vero piano attuativo unitario, evitando di presentare tavole calate dall’alto come se tutto fosse definito.”

“Si apra un confronto con gli ordini professionali” – prosegue ancora Vaccaro – “i quali, come affermato sulla stampa dal Presidente dell’Ordine degli Architetti, sono stati tenuti all’oscuro di una progettazione di un’area così delicata; si dia spazio ai concorsi di idee, che possano ridare vita al dibattito culturale aretino soffocato e da troppo tempo assente; si lavori per intercettare fondi esterni, magari europei, con piani organici, realmente attuabili e partecipati.”

L’unico punto concreto consiste nel progetto per il nuovo Centro dell’impiego, in merito al quale è necessario sapere se sono state valutate tutte le soluzioni alternative per una sede adeguata, piuttosto che demolire un edificio e ricostruirlo per circa 4,5 milioni di euro (la caserma dei Vigili Urbani in Via F. Filzi docet).

“Chiediamo in ogni caso” – conclude Gianni Mutarelli, coordinatore del gruppo di lavoro ‘Cultura, turismo e sport’ di Arezzo 2020 – “che la parte di edifici su cui sono stati realizzati i murales di Eron e Moneyless, artisti di fama internazionale, venga salvata al fine di non disperdere opere d’arte che sono ormai identificative per Arezzo. Queste opere sono un patrimonio culturale della città, per esse i cittadini hanno già espresso un forte senso di attaccamento nel 2017 organizzando un flash mob per impedire che venissero toccate. Riteniamo quindi indispensabile valutare ogni possibile soluzione per preservarle ed evitare la loro distruzione.”

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