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Centro Basaglia: “Pionta, un’altra occasione perduta. L’ennesima in 40 anni”

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Centro Basaglia: “Pionta, un’altra occasione perduta. L’ennesima in 40 anni”
Colle del Pionta

Il Pionta era la cittadella dei matti. Tra poco sarà quella della sanità. 40 anni non sono stati sufficienti a trasformare questa area verde, contigua al centro cittadino, in un simbolo di nuova cultura. All’indomani della chiusura del manicomio, era stata imboccata la strada giusta: un nido, un consultorio, l’università.

Poi nel disinteresse generale, a causa di una profonda involuzione politica, culturale e sociale, questo parco, abbandonato a se stesso, a causa di una mancanza di sinergie costruttive e di un progetto di utilizzo complessivo partecipato e condiviso, è diventato luogo della marginalità, dell’esclusione sociale, dell’emergenza.

Non è stato considerato un dibattito costruito dal basso, ad esempio dal Comitato Pionta che comprende tante associazioni, tra le quali il Centro Basaglia, che proponeva un uso degli immobili in stato di abbandono per attività polivalenti e non finalizzato esclusivamente alla sanità. Dal degrado, dal silenzio, dalla incomunicabilità tra gli enti pubblici è, alla fine, emerso il PNRR e i suoi finanziamenti necessari anche dopo la crisi pandemica che ha inciso profondamente sulle nostre vite, sulla sfera sociale ed economica. In assenza di una visione strategica da parte dell’Amministrazione comunale per una vera cittadella della salute, si è arrivati ad una semplice cittadella della sanità. E non poteva essere altrimenti visto che la strategia di utilizzazione è stata sostanzialmente delegata alla Asl Tse.

Vorremmo che tutti avessero chiara la distinzione, fatta dall’OMS, tra salute e sanità. La prima è quell’intreccio polivalente riconducibile a vari ambiti, sanitari sociali culturali, aggregativi che possono fare sponda a fenomeni inclusivi che producono prevenzione e benessere psicofisico.

Per fare un esempio: perché non utilizzare un immobile per un Centro di aggregazione giovanile quale antidoto alle piccole e grandi solitudini e all’esplosione delle tossicodipendenze come richiamato più volte dallo stesso SERD della Asl?  Un progetto che dovrebbe interessare Regione, Comune e Asl  perché queste dipendenze producono danni enormi alle nuove generazioni, distruggono famiglie e  in ultima analisi costi alle strutture sanitarie.

Per strutture che mancano, abbiamo strutture che invece non ci dovrebbero essere. Al momento della chiusura del manicomio, tutti condivisero un obiettivo: mai più servizi di natura psichiatrica che potessero rievocare quel periodo di emarginazione. Il tempo passa e gli amministratori pubblici dimenticano: così si progetta il ritorno della salute mentale proprio al Pionta. Chi non volesse rispettare la storia di Arezzo, dovrebbe almeno riflettere sui risultati della Residenza psichiatrica del Duomo Vecchio. Da anni se ne invoca la chiusura perché considerata emarginante e non adeguata strutturalmente (manca anche l’ascensore) e proprio vecchia in tutti i sensi. Certamente non produce qualità del vivere nella sua eccezione più ampia. Perché non pensare, ad esempio con i finanziamenti ex art.20, a creare una vera casa-famiglia inserita nel contesto cittadino?

Vogliamo fare altre proposte alternative alle presenze sanitarie. Il Centro Basaglia aveva proposto alla Regione di istituire al Pionta un centro di documentazione regionale sulla salute mentale che avrebbe potuto essere, anche nel confronto con l’Università, sede di formazione,  di analisi dei servizi e delle buone pratiche  per la salute mentale e non solo.  Abbiamo strappato promesse, non abbiamo ottenuto risultati.

Infine, la questione dell’hospice: è stato a suo tempo sfrattato un servizio che seguiva con grande umanità i pazienti nell’ultima fase della vita e che aveva trovato dove era e dove doveva tornare, una “ottima allocazione”. Abbiamo saputo che si farà vicino a quel luogo antico, ma quanto dovremo ancora aspettare?

Ci permettiamo, quindi, una nota stonata nel coro di consensi che si è elevato sul futuro del Pionta. Registriamo il fatto che manca una sintesi di sinergie costruttive tra i vari attori politici istituzionali e un confronto reale con il mondo dell’associazionismo. Al Pionta sorgerà quindi la Cittadella della sanità e non quella della salute. In sintesi siamo di fronte a un’occasione mancata perché, come è scritto nel  Manifesto del Comitato Pionta, questo Parco è della città e alla città va restituito e il progetto di rivitalizzazione va condiviso nella sua accezione più ampia.

Tina Chiarini Presidente
Associazione Centro Franco Basaglia O.D.V. Arezzo