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“Chiarori”, inaugurazione alla Galleria Ambigua

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“Chiarori”, inaugurazione alla Galleria Ambigua
Chiarori, alla Galleria Ambigua

“Chiarori” è il titolo della mostra antologica che Galleria Ambigua dedica al pittore scomparso Giuseppe Lombardo. L’esposizione, che verrà inaugurata sabato 5 marzo alle ore 17.00 presso la galleria (Via Cavour 72, Arezzo), intende riproporre l’intera produzione di un pittore che ha segnato nel profondo la storia culturale della nostra città, specie come paesaggista.

Lombardo ha infatti lavorato sin dagli anni ‘60, distinguendosi per una poetica minimale che, in qualche modo, accomuna le sue tele a quelle di Rosai e Morandi. Di origine siciliane, Giuseppe Lombardo si trasferisce ad Arezzo negli anni sessanta e, sin da subito, dedica alla città toscana importanti opere, in cui riproduce gli scorci più lirici del centro cittadino ed alcuni luoghi del cuore.

Membro di diverse Accademie italiane, l’autore partecipa alla vita culturale aretina di quegli anni, facendo parte di diversi cenacoli di pittori, organizzando iniziative con il celebre critico Pier Francesco Greci ed ottenendo notevoli riconoscimenti presso importanti premi dedicati alle arti figurative.

La pittura di Giuseppe Lombardo si caratterizza, sin dalle origini, per alcune caratteristiche peculiari, che le conferiscono una particolare sensibilità verso i colori, veri protagonisti delle opere e capaci di creare atmosfere sfumate e nostalgiche, in cui la forma trapassa in armonie che evocano stati d’animo di serenità e pace. Sono soggetti prediletti dal pittore i luoghi appartati, i vicoli meno frequentati dei centri abitati e presso cui egli si recava per dipingere dal vero.

Non mancano tuttavia marine, in cui ciò che emerge è la nostalgia dell’artista per la propria terra d’origine -la Sicilia-, che diviene, così, luogo dei ricordi e “nido” a cui fare ritorno idealmente.

Attento ai particolari, lo stile pittorico di Lombardo riesce a trasformare il realismo in rappresentazione astratta, cromatica, in grado di emanare un senso di purezza. Il tratto dell’artista si stende gentile sulla tela e trasforma la pittura in una sorta di preghiera, che tende ad idealizzare la realtà.

Ed è proprio questa ricerca della purezza -del chiarore, appunto-, l’elemento forse più interessante della poetica dell’artista, che pare impiegare i colori come strumenti per penetrare l’anima. Un’anima che è rifugio certo dai turbamenti del mondo, luogo di luce, sede in cui la memoria viene custodita e nella quale la vita assume la forma di una poesia.

La mostra resterà aperta fino al 15 marzo (con possibile proroga, che verrà comunicata sulla pagina Facebook della Galleria).