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Metti una sera a cena

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Metti una sera a cena

METTI, UNA SERA A CENA

di Giuseppe Patroni Griffi

Prosegue la Stagione di Prosa 2003/2004 organizzata dal Comune di Arezzo ? Assessorato alla Cultura. Martedì 24 febbraio alle ore 21, con replica mercoledì 25 febbraio alle ore 21, andrà in scena al Teatro Petrarca la commedia METTI,UNA SERA A CENA, di Giuseppe Patroni Griffi.

La vendita dei biglietti viene effettuata presso la sede del Servizio Informagiovani del Comune di Arezzo (Piazza Guido Monaco, 2, tel. 0575 377868), dalle ore 10 alle ore 19 di tutti i giorni feriali. La prevendita non comporta costo aggiuntivo sul biglietto.

Nei giorni di spettacolo la vendita è effettuata presso il botteghino del Teatro Petrarca dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20,45.

E? possibile anche l?acquisto telefonico dei biglietti con carta di credito al n° di tel. 055 264321 (il pagamento tramite carta di credito comporta un costo aggiuntivo del 10%).

Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Servizio Attività Teatrali e Musicali del Comune di Arezzo, tel. 0575 377503-377505-377442.

Note artistiche dello spettacolo:

METTI, UNA SERA A CENA
di Giuseppe Patroni Griffi

regia: Giuseppe Patroni Griffi

con: Caterina Vertova, Stefano Santospago, Kaspar Capparoni, Monica Scattini, Alessandro Averone

scene e costumi: Aldo Terlizzi

luci: Domenico Maggiotti

produzione: Compagnia del Teatro Eliseo

Giuseppe Patroni Griffi riporta in scena uno dei suoi testi più celebri. Grandissimo successo teatrale del 1967 (dalla commedia fu tratto anche un famoso film nel 1969 con Florinda Bolkan), suscitò al suo debutto un grande scalpore per i temi trattati e le situazioni scabrose: la vita di un clan di amici costretti dal destino ad amarsi, clan che s?è sostituito alla famiglia tradizionale, agli affetti tradizionali, formando un groviglio inestricabile di cui non si riesce a fare a meno. Allora perché lasciarsi, perché soffrire, se con molta intelligenza si può vivere uniti tutti insieme? Una commedia che parla della coppia, della crisi del matrimonio, della paura della solitudine, dell?amore, dell?amicizia, della guerra, di una società dove tutto si infrange, di una borghesia galleggiante tra situazioni estreme e paradossali. Vangelo o Bibbia dei nostri tempi, qualcuno la definì allora. Drammaticamente contemporanea potremmo osservare oggi: il lavoro di Patroni Griffi è attualissimo, chiama a riflettere su temi universali: il narcisismo di cui è intrisa tutta la commedia è anche il male del nostro tempo.

Nel 1967, riuniti a Ivrea, studiosi, critici e uomini di teatro pongono le premesse per un radicale mutamento di percorso nello sviluppo del nostro teatro, mettendo in discussione il ruolo del regista e il significato stesso dell'agire dei teatri stabili, dopo solo vent?anni dalla loro fondazione.

Patroni Griffi, muovendosi ancora una volta su una linea di netta controtendenza, pubblica ?Metti, una sera a cena?: il testo fornisce una secca risposta al neoconformismo diffuso e spiazza pubblico e critica, rivelandosi capace di coniugare sotto il velo di un rispetto (per non dire di un debito) apparente nei confronti della contestatissima commedia borghese, la forza di elementi di autentica rottura sotto i profili tematico e strutturale.

Mentre sui palcoscenici della sperimentazione più a la page il fascino riscoperto della gestualità pone in ombra il privilegio che il testo aveva mantenuto ininterrottamente per oltre due secoli nelle nostre esperienze teatrali, Patroni Graffi scrive un dramma privo di azione (intesa in senso proprio), in cui all'assenza degli accadimenti fenomenici si surroga l'intensità della proliferazione verbale.

Sicché la rinunzia a ogni effetto teatrale e persino all'integrazione di linguaggi espressivi, come quelli della luce e della musica, cui il drammaturgo aveva assegnato peso non irrilevante nelle opere precedenti, si pone come la condizione indispensabile affinché la parola possa risaltare nella sua nuda essenzialità, riversando sugli attori la responsabilità completa di attivare, attraverso l'interpretazione, il circuito della comunicazione.

Dramma della conversazione – come si potrebbe definire con qualche azzardo la pièce – Metti una sera a cena realizza il paradosso di una struttura perfettamente destrutturata, dentro la quale la "conversazione" dei personaggi assume carattere di necessità, venendo a rappresentare con straordinario nitore, attraverso la continua spezzatura dei ritmi e delle situazioni, il quadro di un'umanità incapace di comunicare e dispersa nella rincorsa delle velleità.

"C'è nella storia la paura della solitudine, oppure la paura del mondo che induce la gente a chiudersi in piccoli gruppi " annota l'autore "Oggi viviamo tutti così. In cellule che non comunicano tra loro, in piccole società isolate: ciascuna con le sue regole, i suoi riti, le sue funzioni, le sue guerre. Gruppi, bande, consorterie, mafie, clan. Composte da amici della stessa generazione, che hanno avuto insieme le stesse esperienze e hanno fatto le stesse cose, che si conoscono profondamente. Si vogliono bene e magari anche si disprezzano, nutrono infiniti reciproci rancori ma si sono necessari. Vivendosi sempre addosso è naturale che nascano, all'interno di questi gruppi, complicazioni affettive, sentimentali, psicologiche. Un groviglio inestricabile, ma di cui non si riesce più a fare a meno. E se qualcuno tradisce, se per esempio una donna non si accontenta di essere la moglie di suo marito, ma si innamora anche di un estraneo, se addirittura progetta di andarsene con lui… allora lo sgomento e l'infelicità degli altri è tale che l'unica soluzione consiste nel far finta di niente, nell'assorbire l'estraneo nel gruppo: pur di non rompere l'apparente equilibrio. Può anche sembrare una posizione poco probabile, ma per me è molto più che probabile: reale."

Articlolo scritto da: Comune di Arezzo