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Tutelare il settore italiano

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Tutelare il settore italiano

Controllo delle importazioni, maggiore trasparenza con l'obbligatorietà dell'etichettatura di origine dei prodotti e una lotta sempre più dura alla contraffazione e alla pirateria commerciale. ?Su questi obiettivi il nostro settore è unito e chiede un intervento rapido ed autorevole del Governo ? dichiara Tommaso Ausilio, Presidente Prov.le Federmoda CNA Arezzo. Questa è la strada per contenere il pericolo asiatico all'indomani dell'apertura del mercato europeo alle importazioni cinesi e indiane, dopo la scadenza dell'Accordo multifibre e, conseguentemente, delle quote di ingresso?.
Importante, a questo proposito, è la volontà di definire criteri certi e procedure per intervenire quando si verifichino anomali incrementi dei volumi o riduzioni dei prezzi; di introdurre una maggiore trasparenza e controllo sull'origine dei prodotti attraverso l?obbligatorietà dell'etichettatura di origine; della necessità di abolire le barriere non tariffarie applicate da altri mercati.
?La non corretta applicazione del marchio Made in Italy ? ricorda Ausilio – continua a penalizzare fortemente i produttori italiani con grave ricaduta sulle aziende che operano in contoterzi. Se non vogliamo ritrovarci senza più industria della moda, senza la determinante filiera italiana fatta di distretti, di piccole e medie imprese, oltre che dei gruppi dominanti del Made in Italy vanno fatte scelte per sostenere le leve dell'innovazione, per investire e fare sistema, ciascuno per la propria parte e per le sue funzioni, con coerenza tra i livelli istituzionali?.
Ed i dazi per i prodotti asiatici della moda in ingresso sul mercato europeo?
?Secondo i dati del monitoraggio messo in atto dalla Ue ? ricorda la CNA ? ci sono richieste di licenze per importazioni quattro volte più alte di quelle del febbraio 2004 per maglie, pullover, twinset, giacche a vento e giubbotti; quasi quattro volte per calzoni, short, pantaloni da uomo e ragazzo e per donna e ragazza; quasi tre volte per abiti da donna; due volte per camicette e bluse da donna, per collant e calze, maglieria leggera; una volta e mezza per i reggiseno?. E ancora più impressionanti, secondo Federmoda CNA, sono i dati delle calzature sia in valore sia in quantità. ?Tuttavia crediamo che non servano a nulla politiche difensive e protezioniste ? chiarisce Auslio. Siamo noi ad aver bisogno di entrare nei nuovi mercati, portare lavoro, diritti, benessere e mantenere contemporaneamente qualità e occupazione nel nostro paese. Lo affermiamo da tempo e con vigore: alla Cina va chiesto il rispetto delle regole e vanno costruite le soluzioni per la reciprocità e l'armonizzazione piena delle condizioni del commercio?.
Secondo Federmoda, l'Italia e l'Europa, dunque, non devono certo ignorare il fenomeno cinese ma gestirlo in modo che prevalgano le opportunità e non i rischi, intervenendo tempestivamente sui differenziali e i dumping inaccettabili.

Articlolo scritto da: CNA Arezzo