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‘Bambine e bambini soldato abbondonati’

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A due anni di distanza dall’avvio del programma governativo nazionale di
smobilitazione e reintegrazione nella vita civile, un rapporto di Amnesty
International sulla Repubblica democratica del Congo (Rdc) richiama
l’attenzione sulla situazione di 11.000 bambine e bambini ancora attivi
nei gruppi armati o dei quali non si ha piu’ alcuna notizia.
L’organizzazione per i diritti umani denuncia che il cosiddetto ‘programma
Ddr’ (disarmament, demobilization and reintegration, disarmo,
smobilitazione e reintegrazione) non sta dando una risposta soddisfacente
alle necessita’ di protezione e sostegno dei minori.

Secondo il rapporto, della maggior parte delle bambine catturate dai
gruppi armati non si hanno notizie: potrebbero essere state abbandonate o
identificate in modo non corretto come ‘persone alle dipendenze’ di
combattenti adulti. Ad oggi, il governo della Rdc non ha adottato alcuna
misura per rintracciarle e dar loro assistenza.

‘In alcune zone del paese, le bambine costituiscono meno del 2 per cento
del totale dei minori rilasciati dai gruppi armati e registrati nel
‘programma Ddr’, nonostante esse costituissero circa il 40 per cento dei
bambini arruolati dalle forze armate e dai gruppi armati’ – denuncia
Amnesty International.

Nel corso di una missione nella Rdc, molte fonti hanno riferito ai
ricercatori dell’organizzazione che i comandanti e i combattenti adulti
non si sentono obbligati a rilasciare le bambine soldato, poiche’ le
considerano come una loro proprieta’ sessuale. Questa discriminazione e’
perpetuata da alcuni funzionari statali che descrivono, senza porsi
problemi, queste bambine come ‘persone alle dipendenze’ dei combattenti
adulti, anziche’ come persone aventi diritto a beneficiare del ‘programma
Ddr’.

Alcune bambine sentono di non avere alternativa se non rimanere con un
gruppo armato, poiche’ se provassero a scappare verrebbero torturate o
uccise. Jasmine, 16 anni, arruolata da un gruppo armato mayi-mayi del Kivu
meridionale quando ne aveva 12, e ora madre di un bambino di 4 mesi, ha
raccontato ai ricercatori di Amnesty International:

‘Quando i mayi-mayi attaccarono il mio villaggio, scappammo tutti via.
Durante la fuga, i soldati catturarono tutte le ragazze, anche quelle
molto giovani. Una volta che sei nelle loro mani, sei costretta a
‘sposare’ uno di loro, non importa se e’ vecchio come tuo padre o se e’
giovane, se e’ bello o brutto… sei costretta ad accettare. Se ti rifiuti,
ti uccidono. E’ accaduto a una delle mie amiche. Ti sgozzano come galline
e neanche seppelliscono i corpi. Ho visto personalmente torturare una
ragazza che non voleva ‘sposarsi’…’.

Le bambine arruolate nelle forze armate e nei gruppi armati sono spesso
vittime di traumi prolungati, causati da anni di abusi, e diventano madri
a un’eta’ precoce. Cio’ nonostante, viene fatto veramente poco per
assicurare loro il necessario sostegno e l’assistenza cui avrebbero
diritto.

Secondo Amnesty International, la maggior parte delle bambine e dei
bambini soldato – alcuni dei quali arruolati quando avevano 6 anni –
rilasciati e tornati nelle loro famiglie o comunita’ non sono stati
aiutati pressoche’ in alcun modo a rientrare nella vita civile, nel campo
dell’educazione o del lavoro.

Molti bambini incontrati dai ricercatori di Amnesty International hanno
ammesso, rassegnati, che nonostante gli orrori della vita militare,
potrebbero essere costretti a rientrare nei gruppi armati perche’ e’
l’unico modo per sopravvivere.

Alcuni gruppi armati sono ancora pronti a riprendere il conflitto in caso
di fallimento dell’attuale processo di pace e, da questo punto di vista,
ritengono che rilasciare le bambine e i bambini soldato indebolirebbe la
loro forza militare.

‘Il governo non solo non e’ riuscito ad affrancare migliaia di bambini e
bambine soldato, ma non e’ in grado neanche di impedire nuovi
arruolamenti, persino di minori che erano stati smobilitati e che erano
tornati alle loro famiglie’ – accusa Amnesty International.

‘Fino a quando le autorita’ della Rdc e la comunita’ internazionale
continueranno a non venire incontro ai bisogni dei bambini smobilitati, il
rischio di un nuovo arruolamento o di un destino fatto di un’esistenza
disperata e abbandonata rimarra’ alto’ – si legge nel rapporto
dell’organizzazione per i diritti umani. ‘La priorita’ numero uno per il
nuovo governo dev’essere quella di assicurare il rilascio di tutti i
bambini e le bambine soldato e poi di proteggerli e fornire loro
opportunita’ educative e di lavoro. Solo in questo modo, potranno rimanere
nelle proprie comunita’ e non saranno piu’ in pericolo di un nuovo
arruolamento o di andare incontro a una condizione di abbandono’.

Finora, il governo della Rdc e’ stato estremamente lento nell’adottare e
attuare progetti locali per la reintegrazione dei bambini e delle bambine
soldato.

Amnesty International sollecita il nuovo governo della Rdc e la comunita’
internazionale a dare massima priorita’ agli investimenti nel sistema
educativo statale e a realizzare nel modo piu’ rapido possibile il diritto
umano all’educazione primaria gratuita.

Attualmente, solo il 29 per cento dei bambini della Rdc termina il ciclo
della scuola primaria; circa 4,7 milioni di bambini in eta’ scolare, tra
cui 2,5 milioni di bambine, restano fuori dal sistema scolastico. Almeno 6
milioni di adolescenti non ricevono alcun tipo di educazione formale. La
mancanza di opportunita’ educative contribuisce fortemente all’insicurezza
sociale ed economica dei bambini congolesi, uno dei fattori determinanti
del diffuso arruolamento e dell’impiego delle bambine e dei bambini
soldato nella Rdc.

Ulteriori informazioni

Il perdurante conflitto nella Rdc ha devastato intere comunita’ nelle zone
orientali del paese, provocando complessivamente 3,9 milioni di vittime.
Ogni giorno, 1200 persone muoiono di violenza, fame o malattie facilmente
curabili.

Nell’ambito del processo nazionale di pace e della transizione politica
che hanno preso il via nel giugno 2003, il governo della Rdc – sostenuto
da un contributo internazionale di 200 milioni di dollari Usa – ha
lanciato il ‘programma Ddr’ per restituire alla vita civile 150.000
combattenti, tra cui circa 30.000 bambine e bambini soldato. L’attuazione
del programma e’ stata pregiudicata dalla mancanza di volonta’ politica e
militare, da gravi problemi tecnici e di gestione e dalla crescente
insicurezza nell’est del paese. Nel giugno 2006, la commissione
governativa responsabile del ‘programma Ddr’ ha annunciato di aver
smobilitato appena 19.000 bambine e bambini soldato.

Sulla base del diritto internazionale, l’arruolamento e l’impiego di
persone al di sotto dei 18 anni di eta’ sono proibiti; in caso di eta’
inferiore ai 15 anni, si tratta di crimini di guerra. Si stima che i
bambini e le bambine soldato costituiscano fino al 40 per cento delle
forze militari in campo e che le bambine soldato rappresentino a loro
volta il 40 per cento dei minori combattenti.

Negli ultimi anni, la spesa pubblica per l’educazione si e’ fortemente
contratta: in termini reali rappresenta oggi meno del 4 per cento di
quanto veniva investito nel 1980. In assenza di un adeguato sostegno
governativo, le scuole statali fanno affidamento per l’80-90 per cento sul
pagamento diretto delle famiglie degli alunni. Molte di esse non possono
affrontare le tasse d’iscrizione. Molti insegnanti della Rdc sopravvivono
con uno stipendio inferiore ai 10 dollari Usa al mese.

Articlolo scritto da: Roma