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Piano di recupero delle ex-Colonie a Marina di Grosseto

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MARINA DI GROSSETO (GR) – Il WWF Italia onlus ha presentato nel 2005 un ricorso al TAR della Toscana per l’annullamento delle delibere di approvazione da parte del Consiglio Comunale di Grosseto del piano di recupero delle ex-Colonie di Marina di Grosseto.
L’area in questione, sotto il profilo ambientale è sottoposta al vincolo idrogeologico, al vincolo paesaggistico, contiene un edificio notificato come bene culturale (Colonia S. Rocco), è limitrofa alla Diaccia Botrona, area umida di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar, è contigua ad area classificata S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria).
Gli elementi ritenuti illegittimi dal WWF sono gli stessi che indussero le forze di opposizione, (oggi maggioranza) ad abbandonare l’Aula consiliare lasciando ai soli Consiglieri di maggioranza la responsabilità dell’approvazione di quella delibera.
La delibera di approvazione impugnata dal WWF comporta, tra l’altro, l’aumento della già consistente volumetria urbanistica prevista dal Piano Regolatore (Art. 96 N.T.A.), che passa da circa mc. 65.000, agli oltre mc. 85.000 del Piano.
Tale insostenibile incremento urbanistico si realizza sia in altezza, con fabbricati che si elevano (fino a sei piani), superando le chiome dei pini, sia nel sottosuolo, spingendosi fino a 13,50 metri sotto il livello del mare ed incuneandosi completamente con ulteriori tre piani nella sottostante falda acquifera che, nella zona in questione, si incontra a quota +0,36 metri sul livello del mare.
Tutto ciò in contrasto con i pareri geologici agli atti che prescrivono di non interagire con la falda freatica risorsa naturale essenziale ed ad alto rischio lungo la fascia costiera per i noti problemi di ingressione del cuneo salino e per non infrangere il delicato equilibrio del sistema naturale costituito dalla pineta e dal cordone dunale litoraneo.
Appuriamo invece che la nuova amministrazione ha recentemente accolto una D.I.A. (Dichiarazione Inizio Attività) per i lavori di (sola) demolizione delle colonie Bodoni e Saragat ( mc. 36.226) e di scavo dei futuri nuovi fabbricati ( mc. 122.610 di sabbia).
Tutto ciò, peraltro, in contrasto con l’univoco orientamento giurisprudenziale che sancisce il divieto a frazionare le autorizzazioni ed impone che l’atto legittimante i lavori debba essere unico e riferirsi alla totalità dell’opera dal suo inizio fino al suo completamento (Corte di Cassazione Sez. III del 27/02/1996 e numerose altre).
Secondo il principio dell’autotutela, che impone alla Pubblica Amministrazione di attuare tutte le azioni necessarie ad evitare danni gravi ed irreversibili ai beni pubblici, il WWF Italia chiede quindi con forza una doverosa verifica della legalità su quegli atti a suo tempo ritenuti illegittimi da quelle forze politiche che oggi compongono la maggioranza, al fine di una adeguata salvaguardia di risorse territoriali, ambientali e paesistiche che sono patrimonio collettivo.

Articlolo scritto da: WWF Italia