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Allarme ecologico nello Stretto della Manica

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Allarme ecologico nello Stretto della Manica

LONDRA – “Rendere più sicuri i nostri mari è una priorità. Alcune misure di tutela non sono più rimandabili, e vanno adottate a livello internazionale, tanto per le petroliere, quanto per i carghi che trasportano merci pericolose e tossiche”. Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, commenta così la vicenda della nave porta-container arenatasi nello Stretto della Manica in seguito all’uragano Kyrill.

“Le carrette dei mari rappresentano un rischio importante per l’ambiente, oltre che un danno evidente per l’economia di intere aree – continua Della Seta -. Chiediamo la piena applicazione del principio ‘chi inquina paga’, perché il mare non sia più l’unico soggetto costretto a pagare”.

Legambiente chiede l’allargamento della responsabilità in solido per tutti i soggetti coinvolti nel trasporto delle sostanze pericolose e nel viaggio della nave, dall’armatore, al noleggiatore, al trasportatore e così via. Ma anche controlli severi e stringenti sull’adeguatezza delle navi e il blocco di quelle che non offrono garanzie adeguate di sicurezza. Ritiene necessario che venga imposto il divieto di navigazione alle navi che trasportano sostanze pericolose e inquinanti in condizioni meteomarine particolarmente avverse e che vengano introdotte misure relative al bunker (combustibile di bordo) trasportato dalle navi sia a livello assicurativo che costruttivo.

Secondo Legambiente è necessario un controllo continuo sulla composizione e sulla professionalità degli equipaggi delle navi che trasportano merci pericolose, per intervenire sempre di più sulla formazione degli equipaggi e dei comandanti.

Legambiente si rivolge all’Unione Europea perché contribuisca in tutte le sedi internazionali a individuare una definizione precisa di “danno ambientale” e promuova strumenti e forme anche integrative di risarcimento. “Anche l’ambiente ha un costo – dice il presidente dell’associazione ambientalista – chiediamo il pieno riconoscimento e risarcimento del danno ambientale in ambito IOPCF, superando la definizione escludente contenuta nel Fondo 1992, e un conseguente adeguato innalzamento del massimale”.

Infine l’associazione chiede anche lo stop al lavaggio delle cisterne in mare: che vengano intraprese iniziative a livello di bacino del Mediterraneo per la piena applicazione dello status di area speciale ai sensi dell’annesso I della MARPOL e per l’efficace repressione degli inquinamenti volontari. Chiede un impegno per l’adozione delle reception facilities e di misure che consentano di rendere economicamente conveniente lo scarico delle acque delle cisterne presso i depositi costieri e rischioso e svantaggioso il lavaggio a mare e misure serie per l’armonizzazione e l’applicazione delle sanzioni.