ROMA – ‘L’Agenzia dei diritti fondamentali e’ un passo nella giusta direzione ma le sfide attuali ai diritti umani in Europa richiedono meccanismi più forti’, ha dichiarato Amnesty International da Vienna in occasione dell’apertura del nuovo organismo dell’Unione europea.
Nonostante il suo nome altisonante, l’Agenzia rappresenta un’opportunità perduta. La riluttanza degli Stati membri nell’affrontare problemi interni riguardanti i diritti umani, emersa in tutta la sua evidenza nel corso del dibattito sugli obiettivi dell’Agenzia, ha dato origine a un mandato minimo che contrasta profondamente con la grave dimensione e natura delle violazioni dei diritti umani nell’Unione europea.
Dick Oosting, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso l’Unione europea, presente a Vienna per la cerimonia d’apertura dell’Agenzia, ha ricordato il tono che ha dominato i negoziati: ‘Cosi’ grande era il desiderio di non offendere nessuno che a volte sembrava che l’Agenzia fosse stata creata per tutelare gli Stati membri anziché per chiamarli a rispondere del loro operato nel campo dei diritti umani’.
Amnesty International auspica di fornire supporto ai lavori dell’Agenzia nel campo del razzismo e della discriminazione, che costituiscono l’unico grande tema di diritti umani su cui l’Agenzia potrà effettivamente operare. Si tratta, in ogni caso, di un tema cruciale, dato che è contemporaneamente causa ed effetto di altre violazioni dei diritti umani.
Amnesty International, tuttavia, è profondamente rammaricata per il fatto che l’Agenzia non potrà intervenire su altri aspetti importanti, essenziali per la popolazione dell’Unione europea e per la credibilità mondiale di questo organismo, quali:
– la lotta al terrorismo: lo scandalo delle extraordinary rendition e il rapporto tra leggi antiterrorismo e diritti e libertà fondamentali sono così intimamente collegati alle questioni dei diritti umani, che qualsiasi organo avente a che fare coi ‘diritti fondamentali’ dovrebbe occuparsene obbligatoriamente. Così non è, nel caso dell’Agenzia;
– comportamento delle forze di polizia: in Europa continuano a verificarsi casi di uso eccessivo della forza da parte della polizia, maltrattamenti in custodia e uso sproporzionato delle armi da fuoco. Tuttavia, poiché queste materie rimangono di competenza nazionale, sono state escluse dal mandato dell’Agenzia;
– asilo e immigrazione: l’Agenzia potrà commentare l’applicazione della normativa comunitaria in materia ma non potrà effettuare un monitoraggio esauriente. L’uso sproporzionato e in costante aumento della detenzione dei richiedenti asilo e dei migranti (compresi bambini, donne incinte e persone vittime di traumi) e’ escluso dal mandato dell’Agenzia;
– processi equi: l’accesso a un avvocato, all’assistenza legale e a servizi di interpretariato non sono ancora una realtà assodata in Europa, dato che alcuni Stati membri non hanno ancora attuato garanzie procedurali adeguate. La normativa comunitaria e’ in una fase di stallo e l’Agenzia non potrà giocare alcun ruolo;
– violenza contro le donne: nonostante il fatto che la violenza psicologica, fisica e sessuale contro le donne e le bambine rimanga diffusa in tutt’Europa, l’Agenzia non ha il mandato di analizzare le leggi nazionali né tanto meno di proporre l’adozione di misure adeguate a livello europeo;
– traffico di esseri umani: il numero delle persone vittime di traffico in Europa è drammaticamente aumentato nell’ultimo decennio. Ciò nonostante, molti Stati non hanno affrontato il tema della protezione delle vittime. Anche in questo caso, purtroppo, l’Agenzia non potrà proporre soluzioni.
Considerate tutte le questioni aperte, Amnesty International chiede all’Unione europea di lavorare insieme al Consiglio d’Europa per la creazione di un ‘sistema europeo dei diritti umani’.
‘L’Agenzia dei diritti fondamentali diventerà uno strumento effettivamente potente per proteggere i diritti umani in Europa solo a seguito di uno sforzo serio per sviluppare un sistema coerente di protezione che preveda meccanismi efficaci per chiamare in causa l’operato degli Stati membri’ – ha concluso Dick Oosting.