AREZZO – E’ necessario agire. Ognuno per la sua parte e la sua competenza. Dopo ogni morto, dopo ogni atto di guerriglia dentro e fuori gli stadi si ripetono i commenti e le azioni di sempre. Stavolta il mondo del calcio ha voluto mandare un segnale più forte ed ha deciso di fermarsi. Non sappiamo per quanto ma presumiamo che gli interessi economici torneranno ben presto ad imporre le loro regole.
Il segnale è comunque importante e ne prendiamo positivamente atto. Quanto è accaduto a Catania dimostra quali rischi corra la nostra convivenza sociale: il calcio non è un mondo a parte. La Federazione, le squadre, i calciatori, la stampa riflettano ed agiscano di conseguenza per tentare di contenere il cancro della violenza che adesso rischia davvero di diventare devastante . Ma anche le istituzioni locali e tutti i soggetti della società prendano atto del malessere, del disagio, della rabbia che può trovare sfogo criminale come nel caso di Catania.
Gli impegni devono essere di tutti: per risanare il calcio, per garantire la convivenza civile.