Home Cronaca Cresce la miseria tra i civili Congolesi a causa del confletto

Cresce la miseria tra i civili Congolesi a causa del confletto

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LONDRA – Migliaia di civili sono in fuga nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) a causa della ripresa dei combattimenti nella regione nord-orientale del paese, dove il Programma Alimentare Mondiale delle
Nazioni Unite (PAM) e l’agenzia per i rifugiati UNHCR stanno lavorando insieme per alleviare le sofferenze della popolazione locale.

Nelle scorse settimane violenti scontri tra le diverse milizie e le truppe governative hanno costretto alla fuga oltre 64.000 persone nella sola provincia di North Kivu. Alcuni di loro si sono ritrovati in campi di fortuna a 100 chilometri da Goma, nel nord-est, mentre migliaia di altri vivono ancora nella foresta, nascondendosi durante il giorno e raggiungendo i campi solo nella notte.

Di fronte a questi spostamenti di popolazione, il PAM ha distribuito oltre 1.000 tonnellate di cibo a 68.000 sfollati nella provincia di North Kivu.
Squadre di monitoraggio dell’UNHCR hanno, sino ad ora, compiuto 25 verifiche nei punti caldi delle aree di crisi per identificare problemi relativi ai diritti umani e le necessità degli sfollati. L’agenzia per i
Rifugiati delle Nazioni Unite ha posto la questione ai militari congolesi e alle autorità locali dei gravi abusi compiuti dai gruppi armati, basandosi sulle testimonianze delle vittime.

“Quest’ultimo scoppio dei combattimenti sottolinea la necessità di una forte presenza umanitaria nel Congo orientale”, ha detto Charles Vincent, Direttore del PAM nella Repubblica Democratica del Congo. “Le agenzie come il PAM e l’UNHCR hanno un ruolo cruciale, assistendo coloro che sono rimasti intrappolati nei combattimenti, oltre a fornire aiuto ad altri per ricominciare quando la pace prevarrà”.

Nonostante la continua violenza in una parte del Congo orientale, la stabilità che si registra in altre aree del paese sta consentendo a oltre 96.000 rifugiati di tornare alle proprie abitazioni. Alcuni di loro tornano
a casa dopo otto anni. L’agenzia ONU per i rifugiati sta, al momento, facilitando il ritorno volontario dei rifugiati congolesi provenienti da cinque paesi vicini, inclusi Tanzania e Burundi. Dall’inizio del 2007, sono
8.000 i rifugiati che hanno fatto ritorno in Congo, una cifra inferiore alle aspettative, per il timore degli espatriati di trovare difficili condizioni di vita una volta rientrati in patria.

Oltre 1,1 milione di congolesi sono sfollati a causa della guerra e delle persecuzioni e dipendono, sia per l’assistenza che per la protezione, dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni sue partner.

“La Repubblica Democratica del Congo rappresenta il punto centrale per dare soluzioni di lungo periodo ai problemi dei rifugiati in tutta la regione africana dei Grandi Laghi”, ha detto Eusebe Hounsokou, rappresentante dell’UNHCR a Kinshasa. “I congolesi ritornano da cinque paesi vicini mentre i sudanesi, gli angolani e i burundesi, rifugiati in RDC, tornano nei loro paesi”.

UNHCR aiuta chi ritorna nel proprio paese a costruirsi delle semplici case di mattoni di fango oltre a sostenere la riabilitazione dei centri sanitari, mentre il PAM fornisce aiuti alimentari per tre mesi. Una volta
superati i problemi di sicurezza, le comunità hanno soprattutto bisogno di assistenza per ripristinare i servizi pubblici essenziali, come la medicina di base e l’istruzione.

Il 25 aprile si inaugura a Londra una mostra fotografica sul Congo orientale, “Exposed and Hungry: Life in eastern Congo”, presso la galleria Oxo, organizzata da UNHCR e PAM. La mostra rimarrà aperta fino al 15 maggio per poi trasferirsi alla Royal Albert Hall sino al 9 giugno.