Home Attualità Salute Da Scienza & Vita arriva il no all’eutanasia

Da Scienza & Vita arriva il no all’eutanasia

0

AREZZO – "Sull’onda emotiva del caso Welby, oggi si parla sempre più spesso di eutanasia, molte volte a sproposito e in modo incoerente" E' quanto afferma Lorenzo Schoepflin, Presidente della sezione aretina dell'associazione Scienza & Vita, che continua "E’ quanto accaduto in occasione del seminario dal titolo “Welby e gli altri: casi di rifiuto di terapie salva-vita” tenutosi sabato 24 febbraio ad Arezzo, organizzato dal Centro interdipartimentale di Bioetica e Biodiritto dell’Università di Siena.

Nei vari interventi in programma, si è assistito a quella che potremmo definire “la sagra dell’autodeterminazione”, durante la quale si è assunta la libertà individuale del malato quale unico criterio per la decisione sul destino del malato stesso, fino a giungere alla deliberata anticipazione della morte e dunque ad una concezione della vita come bene disponibile. Si è finto di ignorare che spesso la richiesta di morte da parte di una persona sofferente è dettata da ragioni psicologiche e dalla paura del dolore, superabili mediante un’ opportuna assistenza. Si sono accostati casi di rifiuto di alimentazione e idratazione artificiale, definite ad arte come terapie invasive e lesive della dignità del malato, a casi in cui donne incinte hanno rinunciato a sottoporsi a chemioterapia per salvaguardare la vita del nascituro, ignorando che le due situazioni sono assai diversi nelle ragioni delle scelte e nelle loro finalità. Ci si è contraddetti, sottolinenando da una parte l’importanza della vicinanza al malato (come è emerso dall’intervento del professor Mantovani, ordinario di Diritto Penale all’Università di Firenze), e dall’altra la necessità di lasciarlo solo nella scelta ultima sul proprio destino (come ha affermato il professor Macrì).

Alla base di queste contraddizioni c’è, a mio avviso, quella di una medicina che dichiara la propria sconfitta di fronte al dolore e alla morte, nell’incapacità di prendersi cura di un paziente. Preferisco pensare ad un medico in grado di accudire chi soffre, trattando la vita come un bene indisponibile, fonte di ogni autentica libertà, da tutelare dal concepimento fino alla morte naturale."

Articlolo scritto da: Luca Salvadori