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Il Comune dedica un mese per le donne

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AREZZO – L’8 marzo si celebra la festa della donna ma il 2007 è anche l’anno europeo per le pari opportunità. Il Comune di Arezzo ha così pensato che questa ricorrenza non si esaurisca nelle canoniche 24 ore tinte di mimosa ma sia l’apertura di un intero mese dedicato alle donne, attraverso le celebrazioni di un’importante protagonista del secolo scorso, la scrittrice Sibilla Aleramo la cui esperienza di vita è un compendio dell’impegno, della sofferenza e della tenacia che il “gentil sesso” ha dovuto sfoderare per ottenere eguali diritti e dignità rispetto agli uomini, a cui seguiranno spettacoli e mostre al femminile. Giovedì 8 marzo, alle 11, il Sindaco Giuseppe Fanfani inaugura l’intitolazione di una strada cittadina a Sibilla Aleramo, situata in zona Pontalto – via Romana, mentre venerdì 9 marzo, alle 17, nella sala del Consiglio Comunale si svolgerà “Sibilla e le altre” dibattito al quale interverranno Aurora Rossi, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Arezzo e Patrizia Gabrielli, docente di Storia delle relazioni di genere alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo. La lettura di testi e carteggi di Sibilla Aleramo, a cura di Amina Kovacevich e Andrea Biagiotti, arricchirà l’incontro.

Il programma prevede poi con i seguenti eventi:
martedì 20 marzo, alle 21, al Teatro della Bicchieraia andrà in scena Lucia Poli in “Brividi” da Patricia Highsmiths, ingresso libero.
Martedì 22 marzo, alle 18, nella Sala Sant’Ignazio, s’inaugureranno le mostre “Donna e Madonna” di Amalia Ciardi Duprè, un omaggio a Piero della Francesca, e “A far belle le donne di Piero” a cura di Aboca Museum. Ci avviciniamo così al grande evento dell’anno che vedrà Arezzo al centro dell’attenzione culturale internazionale.

Per informazioni: assessorato alle Pari Opportunità, tel. 0575 377516
Ufficio cultura attività teatrali e musicali, tel. 0575 377503 – 377505 www.comune.arezzo.it

Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, è nata ad Alessandria il 14 agosto 1876. La classica adolescenza infelice dei futuri scrittori, con il fallimento del matrimonio dei genitori e la madre psichicamente instabile, la portò a tentare pure il suicidio gettandosi dal balcone di casa. Costretta poi a un matrimonio riparatore con Ulderico Pierangeli, di cui era rimasta incinta, a causa di un aborto spontaneo dovette interrompere la gravidanza. Prigioniera di un matrimonio non voluto e di un marito manesco, cercò una via di fuga restando di nuovo incinta: stavolta nacque il figlio Walter. Ma il bambino non migliorò le cose: prima Rina tentò di avvelenarsi quindi trovò rifugio nella scrittura di racconti e articoli che le fruttarono la collaborazione a riviste femministe come Vita moderna, nonostante il suo titolo di studio fosse solo la licenza elementare. Trasferitasi a Milano, nel 1901 abbandonò il marito e il figlio per una nuova vita. Nel 1906, pubblicò il suo primo libro Una donna, fortemente autobiografico. È con quest’opera che assunse il nome di Sibilla Aleramo. Ebbe poi una relazione con la giovane intellettuale ravennate Lina Poletti, nel 1911 soggiornò a Firenze, collaborando al Marzocco, nel 1913 a Milano si avvicinò ai Futuristi mentre a Parigi conobbe Guillaume Apollinaire nutrendo in questo periodo numerose e brevi relazioni sentimentali a partire dalla prima con Vincenzo Cardarelli, seguita da altre con personalità già celebri o che lo diverranno: Papini, Boine, Clemente Rebora, Umberto Boccioni, Franco Franchi. Ma soprattutto, durante la prima guerra mondiale conobbe Dino Campana. Il poeta, non era al fronte, ufficialmente in cura a causa di una nefrite, ma in realtà perché gli era stata diagnosticata la sua malattia mentale fin dall’estate del 1915. I due erano molto diversi: lei estremamente mondana e frequentatrice di salotti, lui schivo e appartato. Per Campana, poi, la relazione era essenzialmente di tipo fisico. Il rapporto fu quindi estremamente tormentato e i due giunsero spesso a battersi. La Aleramo lo portò anche da un noto psichiatra dell’epoca, visita che segnerà la fine del rapporto. Rapporto che è stato il soggetto del film Un viaggio chiamato amore (2002), diretto da Michele Placido con Laura Morante e Stefano Accorsi. Femminista, pacifista e comunista, la scrittrice Sibilla Aleramo era solita concedersi a qualunque artista, perciò fu definita da Giuseppe Prezzolini: “Lavatoio sessuale della cultura italiana”. Nel 1925 è firmataria del Manifesto degli intellettuali antifascisti ma nel 1933 si iscrisse all’Associazione nazionale fascista donne artiste e laureate. Nel 1936 si innamorò di Franco Matacotta, uno studente quarant’anni più giovane di lei, a cui restò legata per 10 anni, quindi, al termine della seconda guerra mondiale, si iscrisse al PCI impegnandosi intensamente in campo politico e sociale e collaborando con l’Unità. Morì a Roma il 13 gennaio 1960, dopo una lunga malattia, a 83 anni.