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La Toscana è la prima regione al mondo

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AREZZO – E' la Toscana la prima regione al mondo per aziende eticamente certificate. Lo standard di riferimento è SA 8000, sigla che attesta la responsabilità sociale dell’impresa e quindi il rispetto dei diritti umani e di quelli dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.
“In Toscana – ricorda Giancarlo Roggi, di Oasi Consulting Cna – le imprese che hanno ottenuto questa certificazione sono 177, molte delle quali in provincia di Arezzo. E’ una cifra di assoluto rilievo se consideriamo che nel mondo le aziende con questa certificazione sono soltanto 1.200 e che 503 di queste sono concentrate in Italia”.
Le ragioni del successo della Toscana? “Sono il risultato del programma 'Fabrica Ethica' della Regione che dal 2001 promuove la cultura della Responsabilità Sociale delle Imprese sostenendo la certificazione, anche grazie a misure che, per le imprese virtuose, abbattono l'Irap dello 0,50%, offrono un maggiore punteggio nei bandi per la richiesta di contributi e una maggiore visibilità del loro operato “.
La norma SA8000 coinvolge tutta l'azienda. Il suo impatto e la profondità alla quale si spinge, rispetto altre norme "formali", richiede attenzione e partecipazione da parte della Direzione, del top management, dei dipendenti, dei fornitori, dei subfornitori e non ultimi, dei clienti.
“A titolo esemplificativo – ricorda Roggi – la norma viene verificata con interviste casuali direttamente nei confronti di dipendenti, ad esempio per svelare casi di "mobbing" impossibili da dimostrare mantenendo la verifica a livelli manageriali. Altro esempio può essere l'applicazione nei confronti di subfornitori, tipicamente nel caso di utilizzo di lavoratori irregolari o mal retribuiti normalmente non sono mai direttamente a contatto con l'Azienda certificata (un caso eclatante è stato quello dei "palloni della Nike")”.
Gli obiettivi legati alla certificazione SA8000 sono quelli di promuovere la salute e sicurezza dell’ambiente di lavoro; concedere la libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva; contrastare il lavoro minorile, il lavoro forzato, le discriminazioni e le pratiche disciplinari non previste dall’articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori. Ed infine far rispettare i tempi e l'orario di lavoro e i criteri retributivi.