AREZZO – Nuovi progetti europei di collaborazione: è con questa finalità che si è svolto stamani l’incontro dell’assessore Alessandro Caporali con il Console onorario per la Toscana della Repubblica Bulgara Alessandro Busoni. L’occasione si è anche trasformata in un accorato appello che il Console ha fatto partire proprio da Arezzo per sensibilizzare l’opinione pubblica per un impegno contro la condanna a morte in Libia di cinque infermiere bulgare e di un medico palestinese accusati di aver inoculato il virus dell’Aids a 426 bambini libici, 52 dei quali sono morti.
Ci siamo incontrati con l’Amministrazione comunale di Arezzo per realizzare progetti importanti per il nostro Paese – ha ricordato il Console Busoni. Un Paese che, con il suo ingresso ufficiale nella comunità Europea, sta incontrando e ricercando collaborazioni utili a favorire la sua crescita socio economica ed il suo sviluppo culturale. Ma in questo momento ritengo più importante far partire proprio da questa città il mio appello contro la pena di morte decretata dalla giustizia libica nei confronti di cinque infermiere bulgare che sono in carcere già da otto anni e per le quali il mondo della scienza ha sostenuto l’innocenza e l’infondatezza delle accuse”.
Una vicenda che si protrae dal 1999 e sulla quale esperti e scienziati internazionali hanno dichiarato la totale estraneità degli imputati alla vicenda della contaminazione del virus dovuto invece “ alle pessime condizioni igieniche e sanitarie della struttura”.
“ Un appello che condivido pienamente – ha dichiarato l’assessore Caporali – per il rispetto che ogni essere umano merita e per le conseguenze che la scelta della giustizia libica può avere nei rapporti internazionali con l’Unione Europea: Unione Europea che ha più volte sollecitato la liberazione degli imputati così come il Consiglio d’Europa ha denunciato la “negazione del diritto di difesa”. Esprimo quindi la mia personale solidarietà al Console onorario ed al governo bulgaro in difesa di una condanna pesante ed ingiustificata nei confronti delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese coinvolti in questa drammatica vicenda”.