Home Cultura e Eventi Cultura Peter Gabriel inaugura il Festival aretino

Peter Gabriel inaugura il Festival aretino

0
Peter Gabriel inaugura il Festival aretino

AREZZO – dal nostro inviato – E così è cominciata. Un importante concerto ha aperto ieri sera la neonata e già grande kermesse di Play Arezzo Art Festival.
E' toccato a Peter Gabriel inaugurare, nel migliore dei modi, la manifestazione sul main stage di Piazza Grande, per l'occasione trasformata in una grande arena a cielo aperto.
Il pubblico, assiepato sin dalle 18 in fondo a via Vasari, è potuto entrare in piazza poco dopo le 19.30 ed ha letteralmente riempito tutto lo spazio disponibile in poco tempo: ci sono almeno 6mila persone.
Mentre cene arrangiate vengono consumate in ogni dove, verso le 20.30 una voce fuori campo, profonda e leggermente stentata, annuncia alla folla: "Buonasera, mi chiamo Peter Gabriel e voglio presentarvi Charlie Winston and the Oxymorons".
Il quartetto inglese fa quindi il suo ingresso sul palco per scaldare la piazza in attesa del main event: la loro esibizione è apprezzata dal pubblico, che stabilisce subito un feeling con le sonorità pop melodiche proposte dal gruppo. Gli Oxymorons terminano la loro esibizione tra gli applausi di una piazza soddisfatta, che ulteriormente si scalda all'accendersi sul palco di luci violacee: sono da poco passate le 21.30 quando l'atmosfera bluastra del palco accoglie Peter Gabriel e la sua band. E' un tripudio di applausi, fischi e urla di giubilo.
Un sobrio inchino sul fronte del palco, Gabriel va in postazione e la band attacca con Rhythm of the heat, On the Air, Intruder.
Dopo i primi tre brani tirati in fila, Gabriel si ferma e, in un ottimo italiano, tiene a spiegare che i pezzi in scaletta questa sera sono stati "determinati" proprio dai fan, dopo una consultazione avviata dallo stesso artista sul suo sito internet (www.petergabriel.com). "Ho chiesto ai miei fan di proporre canzoni che non avevo suonato di recente: queste canzoni (quelle che stiamo per ascoltare N.d.r.) non le ho mai suonate per molti anni: vogliamo spazzare via la ruggine!". Se questo era l'intento di Gabriel bisogna dire che la ruggine è sparita e di corsa per giunta.
Nonostante i suoi 57 anni di età, l'artista inglese si è dimostrato agile e scattante per tutta la sera, richiamando e guidando il pubblico che volentieri lo accompagnava in tutti i suoi più famosi cori. Ottimo frontman, Peter Gabriel è andato via via ingigantendo il feeling stabilito con la folla, anche grazie alle continue introduzioni, sempre in italiano, che hanno accompagnato molti brani svelandoceli per pezzi di vita, raccontati e fissati in musica e parole.
Nel crescendo di emozioni, c'è stato posto anche per Arezzo, cui Gabriel ha dedicato Love Town, la città dell'amore, ed è con amore di padre che il cantante ha riservato uno spazio tutto dedicato alla figlia Melanie: a metà del concerto, scalza, guadagna il centro del palco e ci canta Mother of Violence, in un'esibizione intensa ed intima, conclusa dall'abbraccio finale tra padre e figlia.

Prima di terminare c'è ancora spazio per l'energia di pezzi potenti quali Secret World e Sledgehammer, quest'ultima riconosciuta al primo accenno e subito cantata a squarciagola da tutta la piazza. Si apre dunque lo spazio alla riflessione con il brano In Your Eyes, carico di grande malinconia nel testo ma speranza quasi gioiosa nella musica. Speranza che travalica attraverso le note anche il limite della morte in Biko, brano dedicato alla morte di Steven Biko, attivista contro il regime di aparthied sudafricano e per questo ucciso nel 1977. L'inno finale sancisce il definitivo coinvolgimento del pubblico con lo show stesso: resta la piazza a cantare scandendo incessantemente le ultime note del brano. Peter Gabriel l'accompagna sul palco col pugno alzato, poi gira il microfono verso le logge, lasciandolo alla voce della gente, quindi si allontana verso l'uscita. Così la magia finisce, con tre furgoni d'argento che di gran carriera si sfilano da dietro il palco e se ne vanno verso l'alloggio notturno della band.

Articlolo scritto da: Sandro Farinelli